Un nuovo mondo - Trentaseiesima Puntata

Nelle puntate precedenti

Sono passati diversi mesi dalla sera in cui Andrea ha confessato di aver tradito Fabrizio, ma lui non riesce a dimenticarlo, lo ama ancora. Intanto ha deciso di dedicarsi completamente al primo esame all’università. L’esame in questione è quello di Psicologia della salute, la materia insegnata da Manu che continua ad essere il principale motivo del malessere di Daniel, anche lui ancora intrappolato nel ricordo di quella notte passata assieme al professore, e basta poco per farlo ricadere nella tristezza. Una mattina in cui i due amici erano in biblioteca a studiare, durante la pausa caffè, incontrano Manu. Questo incontro sarà devastante per Daniel, allora per tirarlo un po’ su di morale, Fabrizio gli propone di andare a pranzo da Alberto, ma quando arrivano là, Fabrizio incontra Andrea, entrato in casa assieme a Luca.

- Alberto sono io.

- Ciao amore, sai abbiamo ospiti a pranzo – e dicendolo è tornato verso noi – Andrea ci sei pure tu?

- Beh credo sia meglio che vada – risponde Andrea che vedendomi è rimasto immobile così come io e tutti gli altri.

- No, aspetta! – Ho detto – Rimani, vado via io.



Trentaseiesima Puntata

Fabrizio

Non avrei mai immaginato di incontrare Andrea a casa dei miei amici, ma il destino ha voluto giocarmi questo butto gioco e io non sapevo che fare. Avevo evitato accuratamente ogni tipo di contatto. Non ho mai risposto alle sue chiamate o ai suoi messaggi. Avevo cercato di cancellarlo, anche se con la mente le mie giornate le passavo con lui. Pensavo che evitarlo, potesse servire a dimenticarlo più velocemente, ma non è stato così, e questo incontro mi riportava al punto iniziale.

- No aspetta! Rimani, vado via io. – e senza prendere nemmeno la borsa, mi sono chiuso la porta alle spalle e ho imboccato le scale.

- Fabrizio aspetta, ti prego – mi ha gridato Andrea alle spalle, ma io non ho arrestato la corsa – Aspetta. Aspetta diamine. Perché devi fare così?

- Con quale faccia me lo chiedi?

- Ti prego, aspetta. Voglio sapere come stai

- Bene, grazie. Contento?

- Ho cercato tante volte di contattarti, ma tu non mi hai mai risposto. Perché non puoi perdonarmi?

- Perché? Mi chiedi perché? Ti accontento subito – e puntando un dito verso di lui, salivo le scale mentre con gli occhi lo fissavo con durezza – Non posso perdonarti perché non riesco a perdonare me. Non riesco a perdonarti perché ho paura che una volta perdonato tu lo faccia di nuovo. Non riesco a perdonarti perché non riesco a immaginare di stare di nuovo nudo con te sapendo che hai dato il tuo corpo ad un altro che non sono io. Non riesco a perdonarti – e dicendolo mi sono fermato di fronte a lui – perché se guardo le tue labbra, le tue carnosa labbra, non posso non pensare che ne hanno baciato altre . Ora hai capito perché non posso perdonarti?

- …

- Me ne vado e ti prego non inseguirmi sarebbe patetico da parte tua – Mi sono di nuovo messo a correre. Sono salito in moto e in meno di un quarto d’ora ero già a casa. Lì ho trovato Carla, la donna delle pulizie, che stava finendo di preparare la cena per la sera.

- Fabrizio, sei già tornato?

- Sì, Carletta – e sono andato verso lei per abbracciarla. Carla è una vera e propria persona di famiglia. Praticamente mi ha cresciuto lei e ogni volta che avevo bisogno di aiuto, lei c’era sempre. Pur essendo una donna piccina, per me è la più grande donna di questo mondo. Suo marito morì quando i suoi due figli erano ancora in età d’asilo e da quel momento ha iniziato a lavorare per tirare avanti e non far mancare niente ai due. Carla parla sempre di loro e anche se l’ultima volta che li ho visti avevo quindici anni, so praticamente tutto di loro. Sonia s’è laureata l’anno scorso e adesso fa il praticantato in uno studio legale, mentre Simone dopo la maturità ha smesso di studiare e ha deciso di aprirsi un pub che, da quanto mi dice Carla, va benissimo. Lui vorrebbe che la madre smettesse di lavorare da noi, per potersi finalmente riposare dopo una vita passata a sgobbare, ma lei gli risponde sempre che non potrebbe mai lasciarci e io confesso di esserne felice. Soprattutto in questi giorni la sua presenza in casa, è per me preziosa.

- Che succede piccolo mio? Hai pianto?

- No, tranquilla. Ho solo un po’ gli occhi stanchi. Ho studiato tutta mattina senza una pausa.

- Ooooh piccolino mio. Vieni qui, fatti dare un bacio negli occhi, così tutto passa.

- Sì, come quando ero piccolo.

- Infatti. Ecco! Ora che ti ho dato i due bacetti, vedrai che andrà meglio.

- Sicuramente. Grazie Carletta.

- Hai mangiato?

- No. Non ho avuto il tempo

- Come non hai avuto il tempo? Forza siediti che ci pensa Carletta tua.

- Carla

- Che c’è?

- Ti voglio bene.

- Anch’io piccolino.

- Carla ormai ho 18 anni però.

- E quindi anche Sonia e Simone hanno 25 e 21 anni, ma sono sempre i miei piccolini.

- Sei un mito.

- Non dire così che mi vergogno, lo sai. Mangia su, io intanto finisco di cucinare.

- Carla, ti siedi con me?

- Certo. Sicuro che è tutto a posto?

- Sì, voglio solo che ti siedi e mangi con me e guardiamo Forum come quando era piccolo.

- Oh cielo..

- Dai ti prego?

- Va bene, ma poi mi aiuti a cucinare la cena, d’accordo?

- Certo.

Siamo rimasti seduti a guardare Forum fino alla fine e poi insieme abbiamo sistemato la cucina e cucinato il pasto per la sera. Com’è bello passare del tempo con Carla. Alle 17:00 ha suonato il citofono.

- Oh cielo, sarà Simone e io ancora mi devo cambiare.

- Fai con comodo. Lo faccio salire. Ė da un po’ che non ci vediamo

- Ma no, dirgli che sto scendendo.

- Smettila! Fai con calma.

- Oooh Fai come vuoi. Vado a cambiarmi

- Brava! - ho preso la cornetta del citofono e ho detto a Simone di salire e quando me lo sono ritrovato davanti quasi non lo riconoscevo. Era cambiato molto da quando l’ho visto l’ultima volta. Adesso i suoi capelli neri arrivavano al collo e il suo fisico era asciutto e tonico. Una barba sfatta ma curata sul viso e i suoi occhi castani venivano ravvivati dal rigo della matita.

- Ciao Fabrizio. Quanto sei cresciuto? Mia mamma me lo dice sempre che sei fatto grande, ma non così tanto.

- Simone in effetti neppure io ti avrei conosciuto per strada se ti avessi incontrato.

- In effetti sono invecchiato – mi risponde sorridendo – Mia madre?

- Sta finendo di cambiarsi. Scusami è colpa mia se ha fatto tardi. Le ho chiesto di mangiare con me e ci siamo messi a guardare…

- Forum, come quando eravate bambini.

- Ah! Lo sai pure tu?

- Lo so pure io? Ogni volta che torna a casa non fa che parlare di te

- E qui non fa altro che parlare di te e di Sonia

- Immagino. Stai bene?

- Perché?

- Sai mia madre dice che per ora sei un po’ giù e pensa perché hai litigato con il tuo amico Andrea e adesso che ti vedo, noto che non stai proprio in gran forma.

- Ma no … è che sono un po’ stanco. Sto studiando tanto per l’esame.

- Capisco? Sai Sonia quando studiava si prendeva sempre un giorno alla settimana per uscire di sera e svagarsi. Diceva che le serviva per non impazzire e per darle la carica giusta. Forse aveva ragione se già lavora in uno studio legale.

- Davvero?

- Sì. E il giorno era il mercoledì. Diceva che dividere in due la settimana era meglio

- Capisco.

- Oggi è mercoledì, se vuoi testare la sua teoria, dovresti uscire. Magari perché non passi al pub da me e così parliamo un po’.

- Non so…

- Pensaci! Se vuoi venire, sai dove si trova il pub… e il primo drink, te lo offro io.

- Ci penserò

- Sono pronta. Scusa il ritardo

- Tranquilla gli ho detto che hai fatto tardi per colpa mia.

- Sì mammina, ti ha giustificato il tuo piccolo ometto

- Cosa?

- Come, non ti chiama così?

- No

- Devi sapere che parlando di te a casa ti appella in questa maniera così caruccia

- Dai, smettila di dire sciocchezze.

- Ok, ok. Comunque piccolo ometto prova a passare stasera

- Dove deve passare?

- Al pub.

- Il pub non è per lui, è ancora piccolo.

- Ok forse è meglio che sto zitto, se non mi picchia se continuo a parlare. Ciao piccolo ometto.

- Ciao Simone.

- Ciao piccolino – mi ha detto Carla abbracciandomi. Riposati un po’, prima di andare in palestra, va bene?

- Lo farò – e dicendolo vedo che Simone mi fissa con uno sguardo malizioso.

- Ok, donna Carla, andiaaamooo. Di nuovo ciao piccolo ometto.

- Ciao.



Chiusa la porta, sono andato a dormire per svegliarmi alle 7:00 giusto in orario per andare in palestra. Vi ci sono rimasto fino alle 22:00. Avevo voglia di scaricare tensione e rabbia e la palestra ci riesce sempre. Dopo essere uscito dallo spogliatoio, scocciato dall’idea di rientrare a casa, ho avvisato i miei dicendo loro che avrei fatto un giro e sono andato al pub di Simone. Lo cercavo ma non lo vedevo e così stavo pensando di aver fatto una stupidaggine nel andarvi. Ho deciso quindi di fare dietro front e tornare alla moto.

- Alla fine sei venuto?

- Sì.

- Bene! Allora vieni a bere il tuo drink gratuito.

- Arrivo!



Continua …





Wilde