Racconti d'Estate: Reality fra le lenzuola

Ormai siamo quasi alla fine di Luglio e con esso siamo pure vicini alla fine di questa breve avventura chiamata "Racconti d'Estate". Sì perché la settimana prossima pubblicherò l'ultimo racconto breve che però sarà un po' diverso da quelli a cui vi ho abituato in queste settimane (a tutti gli amanti di Un nuovo mondo consiglio di non perdervi la lettura della prossima settimana) e che segnerà anche l'ultimo racconto fino a settembre, quando ritornerò con tante novità. Bene allora vi lascio al racconto di oggi che in un certo verso è l'ultimo di questo tipo. Pubblico oggi quello che doveva essere inizialmente il racconto con cui si sarebbe dovuta aprire questa etichetta e che alla fine per una serie di motivi ho posticipato, portando in esso delle modifiche a iniziare dal titolo. Come sempre spero che vi piaccia.
Buona Lettura
Francesco Sansone

Reality fra le lenzuola

 
- Ciao mi chiamo Sergio ho 23 anni – è così che è iniziato il mio provino per cercare di entrare in quel reality. Mi trovavo davanti a quei tre autori che iniziarono a farmi domande più o meno valide per testare se fossi buono per la televisione, se fossi buono per quel reality show. Non so neppure io perché ci sia andato, non sono uno di quelli che ama mostrarsi e tanto meno, conoscendomi, non sarei in grado di restare chiuso in una casa per tot giorni senza uscire neppure dieci minuti. Darei di matto entro una settimana. Pero l’ho fatto, forse perché volevo fare un’ esperienza o semplicemente perché avendo letteralmente due soldi in tasca, uno le prova tutte per racimolare un po’ di denaro, e quindi mi sono presentato con tanto di numerino davanti a quei tre che mi chiedevano quale fosse il mio tallone d’Achille e il mio motto. Uscito fuori da quella stanza, che era più simile ad un loculo che ad altro, mi sono incamminato verso l’uscita.

- Allora come è andata? – mi ha chiesto un ragazzo, Flavio, che avevo conosciuto poco prima di entrare.

- Beh, non credo di essere il tipo giusto e credo che loro l’abbiamo capito.

- Mi spiace.. però non è detto, magari..

- No,tranquillo … vivrò ugualmente, infondo non so neppure io perché ci sia venuto.

- Cazzo! Mi hanno chiamato. Ti va di aspettarmi, così poi ci beviamo qualcosa assieme?

- Perché no?

- Ok! Sì sono qui. Arrivo – disse a colui che lo aveva chiamato.





***



- Allora come è andata?

- Ah, lascia perdere sono tutti degli stronzi.. Non vogliono delle persone, vogliono solo dei personaggi da mettere in un calderone senza badare alle personalità vere ma a quelle che possono rappresentare.. e io che credevo che cercassero persone vere..

- Dai vedrai che li hai colpiti

- Dici?

- A me mi hai colpito – gli ho detto senza neppure rendermene conto. Dicendolo ho visto il suo sguardo fissarmi con una malizia.

- Bene! Allora diciamo che qualcosa oggi l’ho azzeccata?

- Che vuoi dire?

- Niente di che. Ammazza che caldo che fa oggi. Caffè al bar?

- Beh veramente.. non so come dirlo … non ho molti soldi, anzi diciamo che non ho nemmeno un centesimo.

- Bene. Bello e squattrinato. Beh a dire il vero neppure io ho un centesimo in tasca. Ti va di andare a casa mia? Abito a due isolati da qui. Ho del tè freddo in frigo e non ti costa nulla, solo due passi a piedi.

- Ok. Ci sto!

Camminandogli accanto gli ho più volte buttato l’occhio addosso. Era davvero bello. Alto 1,80 circa, capelli castani tagliati alla moda, occhi castani. Indossava una canottiera grigia, quelle che si trovano da “Intimissimi”, un paio di jeans un po’ larghi che gli cadevano un po’, lasciando ben vedere l’elastico degli slip verdi. Un fisico asciutto e un culo bello solido. Parlavamo del più e del meno. Del perché ci siamo presentati ai casting e cose simili. Anche lui mi fissava e meno celatamente di come facevo io. Nemmeno a farlo a posta eravamo vestiti più o meno alla stessa maniera, cambiavano solo i colori della canottiera, degli slip. Anche i colori dei capelli e degli occhi erano uguali, e benché lui fosse più alto di me di circa 3 centimetri, non si notava.



***





- Fai come fosse casa tua. Se vuoi ti puoi pure togliere la canottiera. Hai sudato un casino.

- Beh dai non ti preoccupare

- Vedi che ho già visto un petto nudo. – mi ha detto togliendosi la sua canottiera grigia – Comunque io la tolgo sento caldo. Anzi se per te non è un problema, togliere pure i jeans.. fa troppo caldo.

- No, figurati, sei a casa tua – ho risposto con un po’ di imbarazzo ma con un’eccitazione che stava esplodendomi dentro gli slip.

- Allora questo tè lo prendiamo?

- Sì.

- Bene - andò verso il frigo aprendolo. Prese la bottiglia della bevanda. – I bicchieri! Dove sono i bicchieri? Ah che scemo! Al solito posto. Ecco un bel bicchiere freddo freddo per te – e dicendolo me lo ha passato, sfiorando le dita della mia mano con la sue. Sedendosi fa rovesciare il bicchiere per terra. – Cazzo che imbranato, mi sono bagnato tutto. – e alzandosi vidi le sue mutande bagnate che lasciavano intravedere il suo membro eretto.

- Come posso fare per aiutarti? Se mi dici dove è la carta, posso…

- Sì, è sullo sportello sopra il frigo, intanto io mi tolgo ‘ste mutande.. sono zuppe.

- Ma che fai..

- Oh scusa non volevo imbarazzarti.

- No, ma che dici? Non è questo il discorso è che..

- Cos’è?

- E che se continui così, io muoio.

- Allora non morire e spogliati. – dicendolo venne verso me tutto nudo come era. Si inginocchiò e prese il mio membro in bocca, facendolo suo. Lo teneva in bocca con una cura che mai prima d’ora mi era capitato di ricevere. Ogni suo movimento, mi lasciava andare ad un mugolio. Mi fissava dal basso e quello sguardo così impertinente, me lo faceva drizzare ancora di più. Poi si alzò e prendendomi la mano, mi trascinò verso la sua camera da letto. Mi gettò sul letto e posizionandosi nella parte opposta alla mia, fece modo che il suo membro mi finisse di fronte la bocca. Vedendolo lì, così rigido, non riuscì a resistere e lo presi in bocca. Restammo così per un tempo indefinito, poi mi disse “scopami” e alzandosi si posizionò sopra il mio ventre e in meno di due secondi io ero il lui. Si muoveva come un indemoniato, mentre con la sua mano si masturbava. “Vengo, vengo, vengo” con questa parole ripetuta tre volte in maniera nevrotica, schizzò e il suo seme si appoggiò sul suo ventre e sulle mie gambe. Quando sentii il seme sulle mie gambe, vibrai e sentivo il mio seme salire su.

- Sto venendo – gli dissi con la foga tipica del momento, lui si alzò e guardandomi negli occhi mi disse “Vieni”. Quelle parole furono come una formula magica. Il mio seme uscì in un getto incontrollato che lo imbrattò un po’ da per tutto. Dopo di che sì appoggiò sul mio petto dicendo. “Hai visto? Quei tre coglioni non capiscono un cazzo. Avremo fatto scintille in quel cazzo di reality io e te.”

- Già. Pazienza per loro

- Comunque io il mio reality l’ho vinto qui nel letto.

- Sì anch’io.