Un nuovo mondo - Diciottesima e Dicianovesima Puntata

Diciottesima Puntata




- Resta qui un attimo – mi disse il giovane paramedico. Mi accomodai su un seggiolino, con le mani incrociate e con la testa fissa ad osservale. Non sapevo nulla di quello che stava succedendo dentro la camera di primo soccorso in cui era stato fatto entrare Andrea. Alzai il capo cercando di incrociare il volto di quel ragazzo, ma non lo trovai da nessuna parte. Dopo qualche minuto vidi arrivare di corsa Anna.



- Dov’è? Come sta?


- Anna, n … non lo so. Ė lì dentro – e indicai la stanza – da un po’ e ancora nessuno mi ha detto nulla.


- Ok ci penso io. Tu stai qua e stai calmo, vedrai che si risolverà tutto.


- Veramente…


- Sto tornando, non ti muovere. – Mi stupiva il modo di parlarmi di Anna, non dico che non fosse mai stata premurosa nei miei riguardi, anzi è stata sempre gentile e affettuosa, ma non mi aveva mai parlato così, come se fossi il ragazzo di Andrea. Mentre stavo ancora aspettando, suonò il telefono.


- Pronto?


- Fabri’ dove siete? Sono a casa tua.


- In ospedale.


- Perché? Ci sono novità su Giulia?


- No!


- Allora, cosa è successo?


- And … Andrea ha avuto un incidente. Ė grave.


- Sto arrivando.


- Fai come vuoi


- Cosa?


- Niente. A dopo. – Non so perché risposi così a Massimo, so che non era stata colpa sua, ma dentro di me non facevo altro che ripetermi che se non fosse stato per lui, io non starei qui ad aspettare di avere notizie su Andrea.


- Stanno facendo tutti gli accertamenti. Ora lo stanno portando a fare una tac e..


- E?


- Poi si vedrà.


- Ma cosa ti hanno detto?


- Fabrizio, devi essere forte.


- Forte? E perché? È solo caduto, mi parlava fino a poco fa e stava bene. Non può essere così grave come dicono. No! Non è come dicono loro – e dicendo questo, mi alzai e andai fuori nell’atrio dell’ospedale.



Accesi una sigaretta e fissavo il vuoto.



- Ah, Eccoti! Sei qui.


- …


- Ehi, mi senti?


- Cosa? Ah scusa, sei tu. – mi girai e vidi il paramedico – Scusa ero sovrappensiero. Ho appena saputo che Andrea sta messo male più di quanto pensassi.


- Lo hai saputo, eh? Ero venuto a cercarti per dirti come stava il tuo amico.


- Andrea non è mio amico.


- Scusa pensavo che..


- No! È il mio fidanzato.


- Capito. Dai stai tranquillo. – mi disse appoggiandomi il braccio sulla spalla- Vedrai che tutto andrà meglio.


- Me lo dici solo per consolarmi o perché pensi che sia la verità?


- …


- Come pensavo. Ti ringrazio per quello che hai fatto.


- Ho fatto solo il mio lavoro.


- Non è vero. L’avevi capito che Andrea non era solamente un mio amico.


- In effetti è vero.


- Quindi ti ringrazio per avermi fatto salire sull’ambulanza.


- Ho fatto quello che vorrei facessero a me se mi trovassi nella tua situazione.


- Fabrizio, sei qui. Finalmente! Ti stavo cercando. Anna mi ha detto che sei scappato.


- Eccomi, Massimo. Lui è un mio amico… credo – dissi girandomi verso il paramedico mentre Massimo si avvicinava.


- Come?


- Niente, lascia stare.


- Come stai? Mi spiace tanto, se solo…


- Non continuare!


- Ma… io...


- Scusami, non volevo essere scortese, è che non sono in me.


- Stai tranquillo.


- Comunque torniamo da Anna. Ti ringrazio ancora una volta per tutto quello che hai fatto. - dico girandomi verso il giovane paramedico.


- Di nulla. Comunque mi chiamo Alberto. – disse allungandomi la mano.


- Come avrai capito io mi chiamo Fabrizio. Piacere.


- Piacere mio. Adesso devo andare in ambulanza. Magari ci si vede dopo.


- Chissà. Ciao.



Rientrato all’interno, Anna vedendomi mi fece segno di raggiungerla.


- Siediti qui. Dobbiamo solo aspettare. Ha chiamato tua madre mentre eri fuori. Stanno arrivando. Hanno detto che perderanno ancora un’oretta.


- Signora? – questa parola ci fece girare di botto. – Mi spiace ...


- No! Non continui a dire altro. Non dica niente. Vada via, vada via ho detto. Via!





Continua …





 
 
 
Diciannovesima puntata





Qualche ora prima
Andrea





Quando arrivai sul luogo descritto da Massimo, non potevo credere ai miei occhi. Le due macchine erano frantumate e attorno a loro c’erano vigili del fuoco, medici e poliziotti.


- Cosa è successo? – domandai a un ragazzo che si trovava lì.


- Un incidente. Stavano facendo una corsa e alla fine si sono schiantati.


- Ci sono feriti.
- Feriti?! Ci sono pure morti.


- Davvero?


- Sì su cinque ragazzi sono morti in quattro. Tra loro c’è pure una ragazza.


- Cazzo, Giulia


- Cosa?


- Niente … dicevo che è terribile.


- Già, pensa ai quei poveri genitori quando riceveranno questa notizia.


- Già. Mi scusi – e dicendolo mi avvicinai per cercare di vedere qualcosa in più. A pochi centimetri, vidi il corpo senza vita di Giulia e del suo amico, ma anche quello degli altri due ragazzi. Di volta in volta venivano rinchiusi nei sacchi neri e portati sulle ambulanze.


- Che notte di merda. Quattro ragazzi su cinque morti, spero che almeno per stanotte non avvengano altri incidenti. – sentii dire da un giovane paramedico che stava trascinando una barella.


- Che ci vuoi fare Alberto, ‘sti ragazzi non si rendono conto che giocano con la vita.


- Mi scusi? – chiesi a quel giovane


- Sì, mi dica?


- Sono morti tutti? – chiesi facendo finta di non sapere nulla.


- No, solo uno si è salvato.


- Quindi erano solo cinque?


- Sì


- E nessun altro?


- Per fortuna no. La polizia ha chiuso il caso. Non c’è altro da scoprire dicono.


- Ah! Capisco. Beh, grazie


- E di che?


- Buonasera


- Buonasera.


Non appena salutato quel ragazzo, sentii suonare il telefono


- Andrea come è la situazione lì?


- Fabri’ qui è un inferno. Ci sono auto della polizia e ambulanze.


- Cosa?


- Hai capito bene.


- Oddio e Giulia come sta? Sta bene almeno lei?


- Veramente sia Giulia che il suo amico non ce l’hanno fatta. Hanno appena portato via le loro salme.


- Mio dio, è terribile e adesso come… cosa...


- Stai tranquillo Fabrizio! Non dire nulla a Massimo per il momento, io sto tornando a casa.


- Ok non dirò nulla per il momento. Ciao Andrea ti prego torna presto.


- D’accordo. A dopo.



Andai di corsa sullo scuter per tornare a casa. Fabrizio non sa stare tranquillo in queste circostanze. Si fa prendere dal panico, ha bisogno che qualcuno lo tranquillizzi e gli dia coraggio. Mentre stavo per mettere in moto sentii squillare di nuovo il telefono.


- Massimo è uscito come un pazzo. Sa tutto. Dobbiamo fermalo. Io sto scendendo di casa.


- Ok, io intanto vedo se riesco a beccarlo in strada. – iniziai a camminare, nella speranza di trovarlo e finalmente lo vidi. Aumentai la velocità per raggiungerlo, ma ad un tratto una donna spuntò sulla strada.






Qualche istante prima


Massimo





- Stai tranquillo Fabrizio! Non dire nulla a Massimo per il momento, io sto tornando a casa.


- Ok non dirò nulla per il momento. Ciao Andrea ti prego torna presto.


- Massimo! Da quanto sei qui che ascolti?


- Fabrizio dimmi che cosa non devi dirmi adesso. Dimmelo!


- Giulia e Dario purtroppo…


- No. Non è possibile. Devo andare lì, devo andare subito. - Quando mi trovai fuori dal portone non sapevo dove andare e cominciai a correre come un pazzo, non mi fermai neppure per prendere fiato se non dopo molto tempo. Finalmente mi fermai davanti ad una fontana. Mi bagnai la faccia nell’acqua e mi buttai per terra. Respiravo forte. Ero tutto sudato e la stanchezza e la disperazione avevano preso il sopravvento. Restai molto tempo lì, fino a quando non pensai a Fabrizio e allo spavento che gli avevo causato.


- Sono stato davvero un cretino. Fabrizio adesso sarà preoccupato e spaventato. Forse è meglio che torni a casa sua – mi dissi e così alzandomi mi incamminai. Arrivato al portone suonai più volte, ma nessuno aprì, pensavo che fossero per strada a cercarmi e così lo chiamai


- Pronto?


- Fabri’ dove siete? Sono a casa tua.


- In ospedale.


- Perché ci sono novità su Giulia?


- No


- Allora cosa è successo?


- And … Andrea ha avuto un incidente. Ė grave.


- Sto arrivando.


- Fai come vuoi


- Cosa?


- Niente. A dopo. – Quel suo “fai come vuoi”, mi lasciò perplesso, non avevo mai sentito Fabrizio parlarmi in quella maniera, con quel tono. Ho avvertito tutto il suo dolore e la sua rabbia. Corsi come un matto fino all’ospedale e quando vidi Anna le feci un cenno con la mano.


- Massimo, tu qui?


- Sì, spero non le spiaccia.


- No che dici, mi spiace solo che ci rivediamo in questo contesto.


- Già, ma cosa è successo?


- Andrea ha avuto un incidente con la moto e ha perso i sensi. Di più non so, ancora nessuno mi ha detto nulla.


- E Fabrizio?


- Ė uscito fuori, era sconvolto. Lo ha trovato lui per strada.


- Oddio. Ti spiace se vado..


- No, anzi, sarei più serena sapendo che ci sei tu – finito di dire quelle parole, sentimmo il telefono di Fabrizio suonare – Sono i suoi genitori, tu vai da lui così posso rispondere


- Ok. – Camminai poco prima di vederlo.


- Fabrizio, sei qui. Finalmente, ti stavo cercando. Anna mi ha detto che sei scappato.


- Eccomi, Massimo.


- Come stai? Mi spiace tanto, se solo…


- Non continuare!


- Ma … io ..


- Scusami, non volevo essere scortese è che non sono in me.


- Stai tranquillo.


- Comunque torniamo da Anna.






L’arrivo in ospedale
Alberto


- Giovane, bianco, ha avuto un incidente in moto, non da segnali di vita. Ha perso molto sangue.


- Dai vieni. Entra con me.


- Grazie.


- Resta qui un attimo


Dicendo queste parole, lasciai il ragazzo in sala d’attesa per sapere qualcosa in più.


- Allora come sta?
- Ancora non sappiamo molto, tra poco gli faremo la tac e così potremo capire perché non risponde. Sicuramente ha avuto un’emorragia interna, ma non possiamo dire altro.


- Ti ringrazio vado a comunicarlo al suo amico qua fuori. Ė sconvolto.


Andai verso lui ma non feci in tempo a raggiungerlo che lo vidi scappare.


- Oddio glielo hanno detto prima di me. Non ci voleva. - E lo seguii - Ah! Eccoti, sei qui – gli dissi una volta trovato


- …


- Ehi, mi senti?


- Cosa? Ah scusa, sei tu. Scusa ero sovrappensiero. Ho appena saputo che Andrea sta messo male più di quanto pensassi.


- Lo hai saputo, eh? Ero venuto a cercarti per dirti come stava il tuo amico.


- Andrea non è mio amico.


- Scusa pensavo che...


- No! È il mio fidanzato.


- Capito. Dai stai tranquillo.


- Me lo dici solo per consolarmi o perché pensi che sia la verità?
- …


- Come pensavo. Ti ringrazio per quello che hai fatto.


- Ho fatto solo il mio lavoro.


- Non è vero. L’avevi capito che Andrea non era solamente un mio amico.


- In effetti è vero.


- Quindi ti ringrazio per avermi fatto salire sull’ambulanza.
- Ho fatto quello che vorrei facessero a me se mi trovassi nella tua situazione. - Mi lasciò di stucco come quel giovane non ebbe difficoltà a dire a un semi sconosciuto che il ragazzo di cui era preoccupato fosse il suo fidanzato. Ha avuto quella non curanza di cui io non sarò mai capace. Era disperato, ma lottava con tutto se stesso per non lasciarsi impazzire. Io non so se ce l’avrei fatta. Stavo per dirgli che avevo visto il suo fidanzato e che gli avevo parlato prima che avesse l’incidente, quando arrivò un ragazzo chiamandolo.


- Lui è un mio amico… credo


- Come?


- Niente lascia stare. – Mi stupì ancora una volta. Per la prima volta in quella serata aveva manifestato la sua rabbia, anche se poi, chiedendo scusa al suo amico per il tono assunto, cercò di far rientrare tutto dentro.


- Ti ringrazio ancora una volta per tutto quello che hai fatto.


- Di nulla. Comunque mi chiamo Alberto. – gli dissi allungando la mano.


- Come avrai capito io mi chiamo Fabrizio. Piacere.


- Piacere mio. Adesso devo andare in ambulanza. Magari ci si vede dopo.


- Chissà. Ciao. – e raggiunsi l’ambulanza.


- Quel ragazzo era l’amico di quello che abbiamo caricato prima? – mi disse il mio collega


- Sì, perché? Cosa sai?


- Ah amico mio, certe serate non vorrei viverle.


- Già! Non lo dire a me.



Adesso


Fabrizio





- Signora? – questa parola ci fece girare di botto. – Mi spiace ...



- No! Non continui a dire altro. Non dica niente. Vada via, vada via ho detto. Via!





Continua …