Un nuovo mondo - Sedicesima e Diciassettesima Puntata

Sedicesima Puntata

- Cosa è successo?? – Chiese Andrea preoccupato

- La macchina dell’amico di Giulia ha sbandato e s’è scontrata con quella degli altri. C’è stato un grande botto e poi non ricordo nulla. Quando mi sono ripreso, Giulia e Dario erano ricoperti di sangue. Li ho chiamati, ma non mi hanno risposto. Preso dalla paura sono scappato lasciandoli lì e mentre correvo ho pensato a voi e sono venuto qui nella speranza di trovarvi dentro.

- Ė successo sul tratto di autostrada in costruzione? – domandò Andrea

- Sì, perché?

- Vado a vedere cosa è successo, così almeno ci tranquillizziamo un po’.

- Andrea non credi sia meglio lasciar perdere? – gli dissi io

- No, è meglio se vada. – e dicendolo mi appoggiò la mano sul viso. – Adesso vado e tu, Massimo, fatti una doccia e cambiati quei vestiti. A dopo. – e la porta si chiuse. Restai seduto accanto a Massimo senza sapere che dire.

- State assieme vero? – mi domandò di punto in bianco.

- Sì.

- Lo sapevo. L’ho sempre saputo che tra voi c’era qualcosa di più di una semplice amicizia.

- Davvero?

- Sì. Ma la conferma l’ho avuto quella sera in cui litigammo.

- Allora è per questo che ti sei allontanato?

- No che cazzo dici! Mi conosci e sai che non sono un bigotto. Mi sono allontanato perché mi sono sentito tradito da voi … i miei più cari amici. Dopo aver risposto al mio sms, sei sparito senza nemmeno mandarmi il solito messaggio del mattino dicendomi di vederci al solito bar tutti assieme per fare colazione. A scuola vedendovi avevo capito che finalmente vi eravate trovati, però escludendo me … è per questo che quella mattina feci quella smorfia e tirai dritto.

- Ma perché non me lo hai detto quanto ti ho avvicinato per cercare di chiarire?

- Perché mi bruciava ancora e quindi ho risposto in quella maniera e ho lasciato pure la squadra. Ma mi siete mancati e poi con gli amici di Giulia non vado così d’accordo come ti dissi quella mattina, anzi, se devo dirla tutta, non mi vanno a genio. Se non fosse per Giulia non li tratterei nemmeno.

- Mi dispiace ti sia sentito messo da parte, non era nelle mie intenzioni credimi e che …

- Non c’è bisogno che mi spieghi. Ė normale che, quando si scoprono certi sentimenti, ci sia bisogno di stare da soli per capire bene quello che significhano. Sono stato solo un moccioso che ha pestato i piedi perché geloso.

- Ma dai che dici... Sù, non pensiamoci più. Tra poco Andrea sarà qua e sapremo cosa è successo. Vai a farti la doccia e ringrazia il cielo che i miei non ci sono, altrimenti sai che casini? – e gli ho appoggiato il braccio sulla spalla. Con questo gesto Massimo scoppiò a piangere come un bambino. - Che sono queste lacrime? I maschietti non piangono! Sù, sù asciuga quelle lacrime.

- La smetti di prendermi per il culo? Miiii!

- Non ti prendo per il culo.

- Sì, sì. – e asciugandosi le lacrime con l’avambraccio mi guardò come un bimbo impaurito.

- Vedrai che tutto si sistema. Entra in bagno che adesso ti porto l’accappatoio e i vestiti puliti.

- Grazie.

Dopo avergli passato il tutto, tornai in soggiorno e presi il telefono per chiamare Andrea.

- Andrea come è la situazione lì?

- Fabri’ qui è un inferno. Ci sono auto della polizia e ambulanze.

- Cosa?

- Hai capito bene.

- Oddio e Giulia come sta? Sta bene almeno lei?

- Veramente sia Giulia che il suo amico non ce l’hanno fatta. Hanno appena portato via le loro salme.

- Mio dio, è terribile e adesso come… cosa...

- Stai tranquillo Fabrizio! Non dire nulla a Massimo per il momento, io sto tornando a casa.

- Ok non dirò nulla per il momento. Ciao Andrea ti prego torna presto.

- D’accordo. A dopo. – e chiudemmo la conversazione.

- Cosa non devi dirmi per ora?

- Massimo! Da quanto sei qui che ascolti?

- Fabrizio, dimmi che cosa non devi dirmi adesso. Dimmelo!

- Giulia e Dario purtroppo …

- No. Non è possibile. Devo andare lì, devo andare subito – e scappò via.

- Massimo dove vai aspetta. – presi il telefono e chiamai Andrea.

- Massimo è uscito come un pazzo. Sa tutto. Dobbiamo fermalo. Io sto scendendo di casa.

- Ok io intanto vedo se riesco a beccarlo in strada.


In strada cominciai a correre ma non lo vedevo più. Correvo a destra e a manca, fino a quando non sentii una frenata e il grido di una donna. La paura mi invase e non riuscì a muovermi. Presi di nuovo il telefono e chiamai Andrea, ma questa volta non rispose.

- Andrea, Andrea,
Andreaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa.


Continua...

Diciassettesima Puntata
Restai lì fermo a lungo, fino a quando non vidi correre la gente verso l’angolo da cui era provenuto l’urlo e il rumore dello scontro. Camminai lentamente. Dentro sentivo una strana sensazione. Un vuoto. Sì, era questo che sentivo, un vuoto, come se una parte di me fosse volata via. Eppure non avevo visto nulla, e tanto meno sapevo quello che c’era dietro l’angolo. Continuai a camminare lentamente e quando finalmente arrivai, non riuscii a vedere nulla. La gente s’era chiusa a riccio intorno allo spettacolo che di punto in bianco s’era palesato su quella strada. Facendomi spazio, riuscii a superare tutte quelle persone. Davanti ai miei occhi vidi uno scuter a terra, una pozza di sangue e un ragazzo riverso a terra. Mi avvicinai lentamente, forse ancora più lentamente di prima. Mi calai. Caddi in ginocchio. Silenzio.

- Chiamate un ambulanza presto subito! Non vedete che è grave. Vi prego chiamatela, vi prego. Andrea ti prego resisti. Ti prego. Forza.

- Non gridare in questo modo, non sono sordo.

- Sei sveglio? Come stai? Che ti sei fatto?

- Ma niente, stai tranquillo. Ho fatto solo una caduta stupida. La signora come sta? – mi girai per cercarla. Era seduta per terra con la mano alzata per ricevere un bicchiere d’acqua che un passante le stava dando.

- Sta bene! Ė seduta lì che parla con un tizio

- Meno male. Ė spuntata all’improvviso e ho fatto tutto il possibile per evitarla e sono caduto.

- Va bene! Ora non sforzarti, non parlare.

- Sì, è meglio se rimanga in silenzio. Mi fa male la gola se parlo.

Il suono della sirena arrivò sparata e la gente a poco a poco si spostava per lasciare spazio ai paramedici.

- Che notte di merda. Già quattro sono morti, speriamo che questo se la cavi. – disse uno dei paramedici.

- La pregherei di non dire queste cose. Lui ce la farà.

- Oh scusi non sapevo fosse un parente. Mi scusi per quello che ho detto.

- Non si preoccupi delle scuse e pensi a fare il suo lavoro, per favore.

- Certo.

In pochi minuti lo presero e lo misero sulla brandina.

- Andrea vedrai che andrà tutto bene.

- …

- Andrea? Andrea? Rispondimi Andrea. Perché non parli più?

- Si calmi andrà tutto bene. – mi disse lo stesso paramedico di prima.

- Perché non parla più? Fino a poco fa parlava tranquillamente. Ha solo detto che gli faceva male la gola.

- Non si preoccupi, faremo del nostro meglio. – Restai di nuovo fermo. Guardavo Andrea che veniva messo sull’ambulanza.

- Viene con noi?

- Cosa?

- Viene con noi?

- Sì, certo.

- Sarà meglio che chiami pure la madre del ragazzo.

- Perché è grave?

- Ė meglio che chiami la madre.

- Ok. – Presi il telefono e feci il numero.

- Pronto?

- Anna, sono Fabrizio.

- Fabrizio? Ma che ora è? Cosa è successo?

- Andrea ha avuto un incidente. Sono con lui sull’ambulanza. Lo stiamo portando in ospedale.

- Arrivo subito. Tu, stai tranquillo. Non avere paura.

- Dovrei essere io a dirtelo.

- A tra poco.

- A tra poco. – Chiusi la chiamata e chiamai subito i miei.

- Fabrizio che succede?

- Ciao papà. Ti prego tornate. Sto andando all’ospedale.

- All’ospedale, perché?

- Ti prego tornate. Andrea… Andrea… Vi prego fate presto.

- Ok. Ora stai calmo. Io e la mamma arriviamo quanto prima.

- Ok. Ciao, fate presto.

- Cosa è successo? – Sentii dire, quando le porte dell’ambulanza di aprirono.

- Giovane, bianco, ha avuto un incidente in moto, non da segnali di vita. Ha perso molto sangue. – tutto avveniva molto velocemente sotto i miei occhi. La barella con sopra Andrea era già sulla strada che correva verso l’entrata dell’ospedale.

- Dai vieni. Entra con me. – mi disse il paramedico porgendomi la mano. Lo fissai. Era un ragazzo sulla trentina. Occhi azzurri e capelli neri. Un bel viso, dolce a tratti.

- Grazie.


Continua …