Un mondo nuovo – Prima puntata

Prologo



Sono un ragazzo di 26 anni che da sempre ha avuto un sogno, vivere per l’arte e così sin da piccolo ho cercato di realizzarlo e mi sono buttato prima sulla danza (può sembrare un cliché, ma è la verità), poi appese le scarpe al chiodo, ho provato la recitazione, ma anche questa esperienza s’è conclusa troppo in fretta e anche in questo caso non per scelta, ma per impossibilità economiche, e così mi sono buttato verso quella forma d’arte che, infondo, mi è sempre appartenuta. La scrittura. Sin da piccolo mi divertivo a scrivere brevi racconti, ricordo che uno dei primi risale ai miei otto anni e si chiamava “Il segreto di Josephin” che, se lo rileggo adesso lo trovo una boiata ma di quelle boiate che più non si può, ma che all’epoca trovavo il mio capolavoro. Col tempo, e anche grazie ai tanti libri che ho letto, la mia scrittura s’è perfezionata (non credo di essere ancora bravo, anche perché se dovessi crederlo, non avrei più la voglia di sperimentare), tanto che il sogno di vedere il mio libro su uno scaffale non è molto lontano dal realizzarsi, ma questo è un altro discorso.





Tuttavia in attesa di quel dì, ho deciso di non smettere di dedicarmi all’arte e lo faccio curando questi tre blog, uno sui romanzi gay, uno sul cinema gay e uno, questo, dedicato alle mie creazioni, per lo più gay (infondo se non scrivo su cose che so, di cosa potrei scrivere?). Anche se il tempo per dedicarmi alla mia passione è poco a causa delle numerose cose che faccio durante il giorno, preferisco rinunciare alle ore di sonno e alimentarmi di parole. Anche quando nei giorni o nei momenti che dovrebbero essere di relax, preferisco occuparli, facendo tutto (preferisco stancarmi che annoiarmi) e così dopo aver riflettuto, ho deciso di dare vita a questo racconto a puntate. Un racconto che non so come finirà e tanto meno come si svolgerà, sarà l’ispirazione del momento a deciderlo, un po’ come una soap dove c’è una traccia, ma non una trama. Pertanto ecco qui la prima puntata di questo racconto. Buona lettura e alla prossima puntata.
Francesco Sansone





Un mondo nuovo
Prima puntata


A volte non mi rendo conto di come sia arrivato a vivere certe sensazioni, fino a ieri ero un bambino che pensava solo a giocare, che non aveva molti amici e che non faceva altro che soddisfarsi dell’affetto dei propri cari. Adesso sono un diciassettenne a cui manca qualcosa. Guardandomi in giro, però mi rendo conto di non essere un ragazzo come gli altri, non mi interessano quegli svaghi di cui i miei coetanei vanno pazzi. Non sono nemmeno mai stato fidanzato con una ragazza. Non perché sia brutto, sono un ragazzo alto 1,78, fisico asciutto ben messo, occhi e capelli castani, uno di quei ragazzi che camminando per strada si fanno guardare, ma non sono mai stato fidanzato. Forse non ne ho mai sentito la necessità, o forse perché in me sento che manca un qualcosa che non so bene definire. Per carità, non dico che non abbia voglia di scopare, perché non è la verità e la seghe che mi sparo al giorno ne sono una dimostrazione, però non so il perché, ma non ho mai creduto di poter avere al mio fianco una ragazza con cui dividere certe cose, e così mi sono dedicato allo sport. Sin da quando ero un tredicenne, faccio parte della squadra di pallavolo della scuola, anche se non credo di voler trasformare questa mia passiane in una carriera professionista, e vado in palestra. Mi sento benissimo quando gioco con i miei compagni, anche se poi finiti gli allenamenti il mio mondo è del tutto diverso dal loro. Come dicevo i loro svaghi non mi entusiasmano, i loro discorsi mi annoiano. Sentirli parlare di sesso con la tipa della 5^ A piuttosto che con quella della 5^ F, mi infastidiscono e mi annoiano, e quindi mi infilo sotto la doccia e mi sbrigo per andar via e tornare alla mia realtà. I miei migliori amici, anche loro componenti della squadra, sono Andrea e Massimo. Penso di andare d’accordo con loro proprio perché sono come me, insofferenti a certi discorsi. Andrea è il mio mio compagno di banco sin dal primo anno. Ci siamo conosciuti per caso il primo giorno di scuola, prima di scoprire che saremmo stati nella stessa classe. Io mi sentivo un po’ spaesato, come tutti del resto, e non sapevo come muovermi intorno. Mentre mi guardavo a destra e a manca, mi sono scontrato con lui.


- Scusa, non mi sono accorto di te – gli dissi con il viso rosso


- Pure tu al primo giorno? – mi chiese come se quello che avessi detto non lo avesse minimamente sentito o quanto meno ascoltato.


- Sì. Pure tu?


- Vieni con me. In due è più facile trovare risposte – e dicendomi questo lo seguii senza sapere dove stavo andando.


Ci avvicinammo al palco in cui il preside stava salendo, aspettando che facesse il suo discorso e leggesse il nome di ognuno di noi e le rispettive classi in cui eravamo destinati.



- Comunque Andrea


- Cosa? – gli chiesi


- Mi chiamo Andrea.


- Ah! Piacere, io sono Fabrizio


- Adesso- disse il preside - vado a leggere i componenti della 1^ G. Andrea Arancio..


- Ecco io sono qua .. – disse Andrea – Qual è il tuo cognome?


- Bianchi.


- … Fabrizio Bianchi, Samuele Bolle…


- Stai con me. Bene, ci sediamo assieme... non voglio conoscere altra gente per oggi, tu basti e avanzi – Disse Andrea quando sentì il mio nome.



Quel ragazzino così schivo, con i capelli neri, occhi azzurri e fisicamente simile a me, mi fece simpatia, e inoltre neppure io avevo voglia di conoscere altra gente quel giorno e se non fosse stato per quello scontro, neppure avrei cercato di conoscere lui. Massimo invece lo conoscemmo solo al secondo anno. Fu bocciato l’anno precedente per le troppe assenze e quindi fu inserito nella nostra classe. Rispetto a me e ad Andrea, lui fisicamente era diverso, forse anche perché aveva un anno in più, ma sta di fatto che aveva un fisico più massiccio, non grasso, ma piuttosto palestrato, occhi verdi e capelli ricci castani. Quando io e Andrea entrammo in classe il primo giorno del secondo anno, lo vedemmo già seduto in un angolo. In classe i banchi, a differenza dell’anno passato, erano disposti a file di tre. Quindi considerando che lui si sedette nell’ultima fila di sinistra, noi ci sedemmo accanto a lui, anche perché non volevamo perdere la prospettiva che quei posti ci avevano riservato l’anno recedente.


- Non è colpa nostra se i banchi sono a tre, ma dato che è così, noi da qui non ci spostiamo, perché questa di solito è la nostra zona, quindi sei e siamo costretti a starci vicino. Comunque Andrea.



- Fabrizio
- Massimo.


- Bene.


- Bene.


- Bene.



Quei “Bene” conclusero il rito di conoscenza e da quel giorno siamo sempre stati amici, schivando tutti gli altri compagni della classe, e convincemmo Massimo a far parte della squadra. 


Noi tre sempre e comunque pronti a difendere l’altro. Ultimamente però, non so perché, forse a causa di questa sensazione che ho dentro, non riesco a parlare con loro come un tempo e anche, devo dirlo, sto guardando uno dei mei amici in una maniera diversa che nemmeno io so spiegare.


Continua...