Racconti brevi - Caro Babbo Natale...

Rubrica: Francesco Sansone
Grafica: Giovanni Trapani
Caro Babbo Natale,
Ti starai chiedendo il perché di questa lettera e in effetti non so nemmeno io perché la stia scrivendo. Credo non ti capiti tutti gli anni di ricevere la lettera di un ragazzo di venti anni. Di solito quelli della mia età hanno smesso di credere in te da un bel pezzo e, a dire il vero, anche io ho saputo la verità su di te da molto tempo. Nella mia mente sei solo una dolce favoletta da raccontare ai più piccini per leggere nei loro occhi la gioia, la speranza e l’attesa di qualche cosa di bello. Forse è questo che mi ha spinto a sedermi al pc e digitare le lettere della tastiera; forse anche io avverto il bisogno di qualcosa di bello dalla vita...
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Da un paio di mesi non abito più a casa dei miei perché non mi è permesso. Non mi vogliono più. Non vogliono avere nulla a che fare con me da quando ho confessato loro di essere gay. Provo a capire cosa stiano provando in questo momento, ma più mi sforzo e più non riesco a capire come un papà e una mamma preferiscano non vedere più il loro figlio solo perché è diverso dall'idea dall'immagine che avevano di lui. 

Quando mi sono deciso a confessare loro la verità sulla mia sessualità, non immaginavo che avrebbero reagito in questa maniera. Mi avevano sempre detto che avrei potuto parlare loro sempre di tutto e senza paura perché loro sarebbero stati sempre dalla mia parte. Mi dicevano che mi avrebbero sostenuto in qualsiasi mia scelta o in qualsiasi mio progetto, ma ho scoperto che non è così. Nel momento in cui ho aperto il mio cuore, confessando loro quella mia verità che, a differenza di quanto sostengono alcuni, non è una scelta, cosa hanno fatto? Mi hanno tagliato fuori dalla famiglia.

Non ti scriverò quanto è stato difficile vedere il loro sguardo spento mentre mi dicevano di andare via. Erano schifati. Sembrava che parlassero con uno sconosciuto che voleva vendere un’enciclopedia. Non ti dirò nemmeno quanto mi sia sentito smarrito quando mi sono ritrovato per strada, con un borsone che conteneva un paio dei miei indumenti, in cerca di un posto dove passare quella notte. Il giro di chiamate e la mortificazione di dover spiegare come i miei genitori mi avessero sbattuto la porta in faccia dopo il mio coming out. Ascoltare i commenti di coloro che ascoltavano la mia storia mi mortificava, paradossalmente mi dava fastidio sentir certi toni a loro rivolti dai miei amici perché loro sono i miei genitori. L’arrivo a casa del mio migliore amico, il suo abbraccio sincero che mi ha lasciato scoppiare in un pianto. Una tazza di cioccolata calda e la realtà che poco a poco si focalizzava nei miei occhi e la solitudine che sempre più si impadroniva di me.
Cosa ne sarà di me? Continuavo a chiedermelo mentre mi stendevo sul divano del mio amico trasformato in letto per l'occasione. Quella notte non chiusi occhio e a dirla tutta ancora adesso ho difficoltà a farlo. Prima di addormentarmi, inevitabilmente, la mia testa va a loro e si chiede come stanno o che cosa fanno, ma soprattutto se anche loro, pensando a me, hanno difficoltà a dormire.

Come ti dicevo sono passati due mesi e il Natale si avvicina, ma quest'anno non sarà un bel 25 Dicembre. Per la prima volta in vita mia non lo trascorrerò in loro compagnia e questo fa aumentare la mia tristezza. Questo giorno per la mia famiglia, per noi tre, è sempre stato bello da festeggiare. Lo aspettavamo per poter passare del tempo insieme, liberi dai nostri rispettivi impegni. La cosa che mi piaceva di più era ritrovarci la mattina di Natale seduti attorno al tavolo per fare colazione e per scambiarci i regali. Essendo affiatati sapevamo sempre i regali da donare per vedere negli altri gli occhi lucidi per aver ricevuto l’oggetto desiderato. Quest’anno, almeno fino a questo momento in cui ti sto scrivendo, non avrò nulla di tutto questo ed è per questo che mi rivolgo a te pur sapendo che è una sciocchezza...

Caro Babbo Natale per quest’anno vorrei solo ricevere l’affetto dei miei genitori; vorrei tanto che si rendessero conto che sono sempre il loro Filippo e che il mio essere gay non mi ha cambiato e non ha mutato i miei sentimenti nei loro confronti. Mi mancano tanto e spero tu possa aiutarmi. Ho bisogno del tuo aiuto perché, anche se sono gay, io sono sempre il loro figlio e loro sono sempre i miei genitori e io ho, ora più che mai, bisogno dei loro consigli.

Con affetto,

Un figlio gay che spera di riabbracciare la sua mamma e il suo papà per Natale.