Rewind - Dove sono le mie mutande?

L'appuntamento rewind di questa settimana pesca di nuovo dalla rubrica Racconti d'estate e vi ripropone uno dei racconti che ho trovato più divertente in assoluto. Se ve lo siete persi, eccovi Dove sono le mie mutande?


Rewind
Dove sono le mie mutande?

Il telefono squillava risuonando in tutta la stanza. Stavo ancora  dormendo dopo una notte di follia tra alcool a fiumi e balli sfrenati. Aprii gli occhi costretto dal suono del telefono.
- Pronto? – dissi ancora addormentato e rendendomi conto di avere un mal di testa che spaccava in due il mio cranio.
- Ehi? Ma che fine hai fatto ieri sera?
- Chi è?
- Come chi sono? Sono Leo, ti ricordi? Il tuo migliore amico che hai lasciato in asso in discoteca ieri sera andandotene con quel manzo di un metro e novanta.
- Ah! Leo ciao, come va?
- Bene, ma rispondimi, che fine hai fatto?
- Ma niente di che...
- Niente di che? Che vuoi dire? Raccontami tutto! – disse alzando il tono della voce, curioso di sapere cosa avessi fatto una volta arrivato a casa con quel ragazzo conosciuto mentre ballavo come un matto.
- Ma sai come vanno ‘ste cose… Già, come vanno ‘ste cose? Cazzo non ricordo nulla.
- Come non ricordi nulla?
- Non lo so – Saltai giù da letto e mi vidi riflesso allo specchio. Ero tutto nudo e pieno di graffi – Merda!
- Che succede?
- Sono pieno di graffi.
- Cosa?
- Hai capito benissimo! Sono tutto graffiato, ma non ricordo nulla di cosa ho fatto ieri. Ho solo presente che siamo arrivati a casa. Abbiamo preso un caffè e poi …
- E POI?
- E poi non ricordo un cazzo!
- Sto arrivando, mi preoccupi. Tu non dimentichi niente, figurati quello che fai.
- Ok! Ti aspetto.
Cercai le mutande, ma non trovandole in camera andai in cucina per vedere se erano lì. Uscendo dalla camera da letto vidi i miei jeans, la camicia bianca, che avevo messo ieri per far risaltare la mia abbronzatura, e i calzini, ma delle mutande non c’era traccia. – Ma come è possibile che non ci sono? – mi chiedevo mentre raggiungevo il bagno per buttar via la prima pipì del giorno. Mi misi davanti la tazza. Con una mano tenevo sul cazzo, e l’altra appoggiata alla parete, liberavo la vescica e,  quando anche l'ultima goccia fu gettata via, mi venne in mente un flashback della serata appena trascorsa. 

Ero in bagno nella stessa posizione in cui mi trovavo adesso, quando la porta si aprì e spuntò quel ragazzo - come si chiamava? Cazzo non ricordo neppure questo – . Entrò, si avvicinò lentamente e si mise dietro di me. Spostò la mia mano dal cazzo e ci mise  la sua mentre con le labbra mi baciava il collo.
- Ho finito
- Io no.

Suonò il campanello e tornai al mio presente. Da fuori la porta sentivo Leo che diceva di aprire.
- Ciao.
- Ciao? Come stai? Forza, fatti vedere – e si mise a girare intorno per controllare tutti i graffi.
- Mi sento come uno di quei cavalli in vendita che viene controllato per bene dall'acquirente.
- Che coglione che sei. Io mi preoccupo e tu fai pure del sarcasmo.
- Hai visto? Sono tutto sano, puoi stare tranquillo.
- Sì, sì. Comunque che ci fai tutto nudo?
- Non trovo le mutande!
- Come non le trovi?
- Non lo so! Ci sono tutti gli altri indumenti per terra, ma mancano le mutande.
- Ah!
- Già! Comunque, vuoi un caffè? Non l'ho ancora preso. Da quando ti ho salutato ho fatto solo la pipì.
- Grazie per i dettagli, ma non ci tenevo a saperlo. Vai a metterti un paio di mutande pulite mentre metto sul fuoco la caffettiera.
Tornando in camera, mi sono stupito nel vedere lo stato in cui si trovava. Il letto era sotto la finestra, quando di solito sta a centro delle stanza. Uno dei comodini era vicino alla porta. – Cazzo come faccio a non ricordarmi quello che  è successo. Deve esser stato un bordello e io non ricordo. Che testa di cazzo che sono -.
- Il caffè è pronto Fede – mi gridava dalla cucina Leo.
- Vengo – a quel“vengo” mi venne in mente un altro flashback.

Ero sopra il letto con il tizio sotto di me. Era disteso sul letto. Solo il culo era alzato all'altezza del mio cazzo che era in lui e che lo sbatteva. Lui gridava “vengo, vengo” . Con la mano si masturbava e, dopo averlo detto, schizzò sulle lenzuola nere di seta mentre io continuavo a scoparlo con lui che mi diceva di continuare.

- Allora dove sei? Quanto ci vuole per trovare delle mutande pulite? – Quelle parole mi riportarono di nuovo al presente. Mi girai versò il letto e vidi una striscia bianca che terminava in una scorta di cespuglio sulle lenzuola. Era il suo seme ormai secco.
- Aspetta due minuti – Altro flashback in testa.

Lo stavo ancora scopando, mentre il sudore bagnava i corpi di entrambi.
- Aspetta, cambiamo posizione. Mettiti a terra come se volessi fare gli esercizi per i glutei e così  appoggiai gambe e mani per terra e mi sollevai. Lui si sedette su di me, sul mio cazzo. Iniziò a muoversi come un pazzo. Il suo cazzo era di nuovo duro. Riprese a masturbarsi. Si muoveva sempre più velocemente. Appoggiò le mani sul mio petto e alzò le gambe e posò i piedi sulle mie cosce. Ormai era in balia del piacere e non faceva nulla per negarlo.


- Tieni, si sta freddando. Ma stai ancora nudo? Non dirmi che non ci sono neppure le altre mutande nel cassett … O mio Dio, ma che cosa è successo qui? - disse il mio amico accorgendosi di come era ridotta la stanza.
- Non lo so.
- Già che chiedo a fa’… Comunque è meglio che te le prendo io ‘ste mutande, altrimenti stai così tutto il giorno. Ė vero che c’è caldo, però il tuo pistolino potrebbe prendere freddo.
- AH AH divertente.
- Certo che però qui devi aver fatto cose turche, non ho mai visto così la tua stanza in vita mia.
- Già. Ma non è assurdo che non ricordo nulla?
- E sì.. io certe cose non le potrei mai scordare. – Leo si avvicinò verso il comodino rimasto nella sua abituale posizione, ossia sul lato sinistro del muro per prendere le mutande – Non ci credo sul muro c’è l’impronta di sudore. Ma che hai fatto?

Un altro flashback.

- Vieni sbattimi al muro.
Spostò il comodino e il letto, portandoli sotto la finestra. Si mise al centro della stanza. Spalle al muro. Appoggiò le mani al mio collo  e si diede la spinta per alzarsi. Mi legò con le gambe e in meno di niente il mio cazzo fu di nuovo suo. Continuava a masturbarsi e alla fine mi venne sul petto e pure sul collo.
- Sto venendo!
Mi liberò dalle gambe. Si mise in ginocchio e alzò la testa affinché potesse avere il mio orgasmo sul viso. E così fu. Restò così, con il viso pieno di sperma. Si alzò.
- Voglio bere.
- Ho due bottiglie di tequila.
- Vada per la tequila.
Andammo in cucina. Lui aveva ancora il mio seme sul viso e quando vide le mutande, si chinò, le prese e si asciugò. In cucina bevemmo entrambe le bottiglie.
- Sei proprio cotto.
- Mi sa di sì.
- Allora vado.
- Ma dai resta.
- Tranquillo. S’è pure fatta una certa ora.
E così si rivestì e si mise in tasca le mutande. 
- Me le porto come ricordo.

- Ora ricordo tutto Leo - gridai tornando al mio presente
- Finalmente! Allora che mi dici?
- Cazzo che scopata!
Rubrica: Francesco Sansone 
Grafica blog: Giovanni Trapani