Cardinale Schoenborn: "Non chiedeteci di definire come matrimoni le unioni gay"
A cura di
Francesco Sansone
Grafica di Giovanni
Trapani
Fonte:
Ansa.it
"Si può e si deve rispettare la decisione di
creare un'unione con una persona dello stesso sesso, di cercare gli strumenti
nella legge civile per proteggere la propria convivenza e la propria situazione
con leggi che assicurino questa protezione. Ma se ci viene chiesto, se si esige
che la Chiesa dica che questo è un matrimonio, ebbene dobbiamo dire: 'non
possumus'". A parlare è il cardinale arcivescovo di Vienna Christoph
Schoenborn rispondendo a un’intervista a Civiltà Cattolica sui temi del Sinodo.
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La chiesa, lo sappiamo, non ci elemosina pareri
sull’omosessualità, basti guardare un qualsiasi contenitore televisivo per
trovare un prelato che ribadisce la posizione religiosa, o aprire google per
leggerle in tutte le salse e in tutte le lingue. Il discorso del Cardinale
Schoenborn rispecchia appieno la posizione della chiesa, ma io ci tengo a
rassicurare lui e tutti gli altri uomini
di fede dicendo che una coppia dello stesso sesso non aspira al matrimonio in
chiesa, ma a quello celebrato in Comune, anche perché, diciamolo
sinceramente e con l'assoluta riverenza, ciò che conta davvero è questo.
Non
confondiamo il riconoscimento di diritto alla faziosità associata alla parola ‘matrimonio’.
Nessuno vuole che la chiesa smetta di 'fare la chiesa', sappiamo bene qual è il suo ruolo, forse, siete voi prelati che dovete ancora capire qual è il ruolo di un
governo, almeno sulla carta, laico. Se lo capiste, si eviterebbero tante discussioni inutili e tanta discriminazione gratuita.
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