Don Mario Bonfanti, sacerdote cacciato perché gay, racconta la sua esperienza
A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Stamattina nel salotto de L'aria che tira di Myrta Merlino di La7 si è parlato del coming out di Monsignor Charamsa. A commentare la notizia con la conduttrice c'erano il senatore Maurizio Gasparri e i giornalisti Erasmo D'Angelis e Mario Adinolfi. Durante il dibatto in studio, è intervenuto in collegamento Don Mario Bonfanti per raccontare la sua esperienza. Il sacerdote quarantenne, gay dichiarato, ha raccontato di essere cacciato nonostante non avesse mai disubbidito al voto di castità.
Continua sotto...
Lo trovi qui
|
L'uomo ci tiene a dire che è ancora un prete, sebbene non più cattolico:"sto passando a un'altra chiesa, non più cattolica, ma sempre cristiana. La chiesa Metropolitan Community Church" Dopo questa precisazione, il sacerdote ha raccontato la sua storia. "Ho avuto problemi con la chiesa cattolica fin prima di essere ordinato sacerdote. Il Vaticano era intervenuto nei giorni precedenti la mia ordinazione, intimando al mio vescovo di sospenderla. I motivi non erano molto chiari, ma certamente c'entrava che fossi omosessuale. Non che praticassi l'omosessualità perché non avevo relazioni omosessualità, ma non lo nascondevo. Il mio Vescovo, Monsignor Antonino Ru. andò avanti ugualmente e poi decise di ordinarmi. Poi ci furono altri problemi quando cambiò il vescovo, nel senso che Monsignor Ru andò in pensione. A un certo punto il nuovo Vescovo, venendo a sapere che fossi gay, mi disse che aveva contattato un posto dove potevo essere aiutato. Ho capito che voleva mandarmi in un posto dove fanno le terapie riparative e mi sono rifiutato e ho detto: 'Eccellenza ci vada lei'." Per chi non lo sapesse, "la terapia riparativa parte dal presupposto, sbagliato scientificamente, che l'omosessualità non fa parte dell'identità della persona, ma dei comportamenti e quindi vuole modificare i comportamenti. Ma sta di fatto che l'omosessualità fa parte dell'identità e quindi non è modificabile."
Quando gli viene chiesto se che la chiesa debba accettare gli omosessuali con una vocazione religiosa, Don Mario ha risposto: "credo che, come diceva il Cardinal Martini, forse, da una parte la chiesa ha parlato troppo e parla troppo di cose che a volte non conosce. Credo anche che la chiesa debba mettersi in serio ascolto di alcune discipline scientifiche che possono essere la psicologia, la psicoterapia che su questi argomenti hanno tanto da dire. Dall'altro dovrebbe ascoltare meglio le ricerche bibliche che scardinando alcuni principi, tra cui quello su quale si fondono alcuni pregiudizi e stereotipi rispetto a 'maschio e femmina li creò."
Allora la Martino gli ha chiesto: "lei conosceva le regole della chiesa quando è diventato sacerdote. Non crede che quando si fa una scelta di quel tipo, finché le regole sono quelle, bisogna rispettarle?" e il prete ha risposto: "bisogna fare delle distinzioni. Quando uno intraprende un cammino per diventare sacerdote è spesso giovane. Io avevo 15 anni. Il che vuol dire che una persona non è ancora matura da avere una pienissima consapevolezza né di sé né nelle scelte che fa. Sono cose che si maturano nel tempo. La stessa vocazione matura nel tempo. Quindi è ovvio che si matura e si cresce e le due cose vengono a galla e nascono delle domande. Ho fatto degli approfondimenti anche all'interno della dottrina cristiana come questo potesse essere conciliato. Alcune posizioni un po' mi davano del conforto, mi facevano sperare che anche dentro la chiesa cattolica ci fossero diversi pensieri e che si potesse arrivare a un dialogo. poi mi sono reso conto che era un'illusione."
Continua sotto...
Adesso anche in ebook qui |
Dopo i commenti di Gasparri e di Adinolfi, che hanno ripetuto la solita storiella imparata a memoria senza dare al dibattito qualcosa di concreto - perché quando i toni dei commenti sono sul livello "ho trovato il comportamento di Charamsa ignobile, propagandistico e strumentale" o ancora "l'impianto normativo della chiesa cattolica le decide che la chiesa cattolica con le sue procedute che sono da rispettare rispetto a un'entità non nata ieri come la west... come si chiama... church... del sacardote" non si dà spessore alla discussione, ma la si abbassa di livello - la domanda che resta è perché, se dentro al Vaticano tutti sanno, si grida allo scandalo quando qualcuno parla?
E aggiungo io è giusto mandare via un sacerdote gay, togliendogli tutti i suoi incarichi, quando a un prete accusato di abusi pedofili lo si punisce solo spostandolo in un altra sede?
Nessun commento:
Posta un commento