Madre risponde a chi ha deriso il figlio che indossava il tutù: « Difenderò il suo diritto ad andare per strada in pace, indossando i vestiti che vuole.»
A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Grafica di Giovanni Trapani
In Massachusetts uno sconosciuto ha definito Jen Anderson
una “cattiva madre” perché permette al figlio di tre anni e mezzo di andare in giro indossando un tutù. La donna ha denunciato l’episodio alla polizia e
poi ha deciso di difendere il diritto del suo bambino di vestire come gli
piace, scrivendo un post su Facebook.
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Sul suo stato la donna ha scritto:
«A mio figlio di tre anni e mezzo gli piace giocare con i
camion. Gli piacciono i rompicapi. Gli piacciono le susine e gli piace
indossare tutù lucenti. Se glielo chiedete, vi risponderà che i tutù lo fanno
sentire bello e coraggioso. Se glielo chiedete, vi risponderà che non ci sono
regole su ciò che i bambini e le bambine possono indossare.
Mio figlio ha indossato il tutù in chiesa. Lo ha indossato
nei negozi. Lo ha indossato nel treno e nella scatola della sabbia. Nel nostro
mondo non è stato un problema. Ci ha fatto delle domande precise, gli abbiamo
risposto ed è andata bene. È andata bene, fino a ieri.
Ieri, presso il nostro parco cittadino, io e mio figlio siamo stati
avvicinati da qualcuno che ha voluto
sapere perché mio figlio indossava la gonna. Non lo conoscevamo, però sembrava
che ci aveva osservato per qualche tempo.
“Solo per curiosità”, ha detto l’uomo, “perché permette a suo figlio di
farlo?.”
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Non era curioso. Non voleva risposte. Voleva assicurarsi che
entrambi sapessimo che quello che mio figlio stava facendo – quello che io gli
stavo permettendo di fare – era sbagliato. “Lei non dovrebbe permettergli di
farlo”, ha detto. Ha parlato direttamente a mio figlio: “Sei un bambino. Lei è una cattiva mamma. È abuso infantile.”
Ci ha scattato delle foto, nonostante gli avessi detto di non
farlo. Mi ha minacciato: “Adesso lo sapranno tutti”, ha detto. Ho chiamato la
polizia. È
arrivata, ha scritto un rapporto e ha elogiato la gonna di mio figlio. Ancora oggi, il mio
bambino non si sente al sicuro. Vuole sapere: “Tornerà l’uomo cattivo?
Griderà ancora cose brutte sulla mia gonna? Ci farà altre foto?”
Non posso rispondere con certezza. Però posso dire questo:
Non mi farò intimidire. Non mi sentirò vulnerabile o impaurita. Non lascerò che
un estraneo arrabbiato dica a mio figlio quello che può o non può indossare.
Può essere che il mondo non voglia mio figlio per chi è, ma io sì.
Difenderò, gridando, il suo diritto ad andare per strada in
pace, indossando i vestiti che desidera. Gli insegnerò, come meglio posso, che
apprezzo la persona che è, che confido nella sua visione di se stesso e che appoggio
le sue decisioni. Non importa ciò che dicono gli altri, non importa chi cerca
di fermarlo.
La mia famiglia segue il seguente motto: Amiamoci.
Siamo amabili.
Siamo decisi e persistenti.
Siamo belli e coraggiosi.
Sappiamo chi siamo. Gli estranei non cambieranno ci che
siamo. Il mondo non cambierà ciò che siamo. Saremo noi a cambiare il mondo.»
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Nel giro di poco tempo il messaggio della donna ha fatto il giro del web, ricevendo l'appoggio dei suoi amici, ma anche di molti altri internauti, che le hanno risposto inviandole fotografie con adesso un tutù simile al quella del suo bambino.
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Fonte: shangay.com
Foto: Facebook
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