Rinviata a giudizio Preside che non intervenne per difende studente vittima di bullismo omofobo
A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Continua sotto...
Grafica di Giovanni Trapani
Se ritenete la notizia di interesse comune, condividetela sui social. Qualche benpensante ha segnalato i contenuti de Il mio mondo espanso, impedendone la condivisione su Facebook.
All’ex presidente dell’Istituto Gassman di Roma, Giovanna
Bertoldo, è stato contestato il reato di
omissione di atti d’ufficio per non aver trasmesso all’autorità giudiziaria
vessazioni e molestie nei confronti di uno studente gay. Assieme a lei sono
stati rinviati a giudizio per atti di bullismo anche 5 studenti minorenni.
La Bertoldo, interpellata da Il Messaggero, si è difesa
sostenendo di essere “stata messa a conoscenza di quando era accaduto per la
prima volta dai genitori del ragazzo. E dato che in un incontro mi hanno
assicurato di voler denunciare, ho evitato di fare un’ulteriore segnalazione
all’autorità giudiziaria.”
La vicenda risale a due anni fa, quando nel 2004 l’ex
preside, a quanto sostiene il pm Vittoria Bonfanti, non sarebbe intervenuta per
porre fine al comportamento di alcuni studenti ai danni della vittima, un
ragazzo di sedici anni. I bulli avevano dato vita anche a un gruppo su Whatapp, chiamato ‘We hate V.” in cui venivano inseriti messaggi di offesa, che, poi,
varcavano i confini dello smartphone arrivando a circolare fra l’istituto.
Battute omofobe, scherzi e clima ostile segnavano le
giornate del sedicenne, che si è visto rubato anche il motorino ed è stato
aggredito da un appostamento nel cortile scolastico.
Continua sotto...
Il tribunale, però, ha deciso di rigettare la richiesta di
costituzione di parte civile della vittima e anche del Gay center. Decisione,
questa, che ha generato delusione nelle associazioni LGBT che spiegano,
attraverso al voce di Fabrizio Marrazzo, la decisione del giudica alla mancanza
di una legge contro l’omofobia (qui per sapere che fine ha fatto il disegno di legge contro l'omofobia):
“Questo perché manca nel nostro codice penale il reato di
omofobia, che vieti la discriminazione verso le persone lebiche, gay e trans.
In questo caso la magistratura fa un passo indietro rispetto alla tutela delle
persone, un episodio molto grave perché riguarda una scuola e un giovanissimo
che ha avuto il coraggio di denunciare e non può essere rappresentato in aula.”
Nessun commento:
Posta un commento