Eustachio79 parla del suo 'GoodAsYou', il programma che, attraverso i suoi protagonisti, ha aiutato altri ad affrontare il coming out.
A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Grafica di Giovanni Trapani
Ho conosciuto
Eustachio79 intorno al 2010 quando, per caso, mi sono imbattuto in un suo
video e gli ho scritto per chiedergli il permesso di utilizzare i suoi lavori
su Il mondo espanso del cinema gay,
per la rubrica ‘I documentari’. Da
lì mi ha proposto di "diventare" un ragazzo del suo ‘GoodAsYou’ e la nostra collaborazione non si è più fermata, tanto
che alcuni dei suoi reportage sono stati inseriti anche qui, su Il mio mondo espanso.
Continua sotto...
Ci siamo anche conosciuti di persona in occasione della
presentazione di ‘Oltre l’evidenza –Racconti di vita… gay’ al Gay Village di Roma, e in quella circostanza ho
avuto modo di capire meglio ciò che lo spinge a scendere in piazza con la sua
fidata telecamera e raccontare la realtà omosessuale. Dalle sue parole e
dalla luce che emergeva dai suoi occhi quando mi spiega il perché lo facesse,
ho visto la voglia di contribuire al cambiamento della società e aiutare le
persone LGBT a non sentirsi emarginate.
Dei suoi progetti, sicuramente, quello che in molti
conoscono maggiormente è ‘GoodAsYou’,
il programma amatoriale nel quale intervista dei ragazzi chiedendo loro di
raccontare il percorso di crescita e di accettazione della propria
omosessualità. Sono passati 7 anni dalla prima puntata della prima stagione e
le stagioni realizzate sono state quattro, l’ultima attualmente in corso sul
suo canale Youtube, e io
ho voluto intervistarlo, a distanza di anni dalla prima volta, per parlare del
successo del programma, che ha mostrato alla tv come sia possibile parlare di omosessualità
senza morbosità e stereotipi, e tracciare con lui un bilancio di ‘GoodAsYou’, padre di tutti i “video
coming out” su Yotube, ma anche per
capire come è riuscito ad adeguarsi al cambiamento del web non venendo meno al
suo obiettivo principale.
D. Quarta stagione
per ‘GoodAsYou’. Soddisfatto della reazione del pubblico?
R. Diciamo che
internet, ma soprattutto i social network, sono molto cambiati da quando ho
cominciato a fare il blogger per hobby nel 2005 e il video blogger nel 2009. Oggi
le persone si connettono molto di più con i telefonini e a differenza di prima
spesso hanno più successo i post o le immagini con brevi messaggi che delle
vere e proprie video puntate da 20 minuti ciascuna. Già dalle terza stagione mi
accorsi di questo, oggi le puntate ci mettono più giorni a fare lo stesso
numero di visualizzazione che un tempo facevano in un solo giorno, ma continuo a
investire tempo ed energie in questo progetto perché sono convinto che queste
puntate siano come dei messaggi in bottiglia che continuano a navigare
nell’oceano di internet 24 ore su 24 ogni giorno dell’anno. C’è sempre qualcuno
che magari le scopre anche dopo mesi o anni di pubblicazione e poi mi contatta
dicendomi che ha contribuito ad affrontare il suo coming out, o una sua
particolare fase di crescita personale. Nello stesso gruppo giovani del mieli
(a cui ho dedicato la terza puntata)
ci sono dei ragazzi che hanno messo piede là dentro proprio perché hanno visto
le mie puntate, e questo è una bella motivazione per andare avanti.
D. Questa serie su
cosa si concentra in particolare?
R. In realtà
avevo deciso che la terza serie fosse l’ultima, avevo anche deciso di smettere
di fare il videoblogger, in quanto oramai sono grande per fare l’attivista. A
quasi 37 anni, uno vorrebbe vivere il proprio tempo libero in modo diverso,
anche perché faccio due lavori e ne ho sempre di meno. Però sono stato motivato
a ricominciare visto la grande propaganda omofoba organizzata che è montata su
in questi anni.
La bufala del gender, i convegni di disinformazione di massa
e tutta quella macchina del fango che non c’è mai stata fino a ora intenta a
trasformare le persone LGBT in un pericoloso nemico pubblico da combattere. Ho sentito
la necessita di tornare a produrre documenti e testimonianze di un mondo che
per fortuna è sempre più visibile, ci troviamo in un momento storico di
passaggio. Oggi i nostri nemici ci
mettono faccia nome e cognome proprio, e secondo me dobbiamo rispondere facendo
coming out di massa e vivere la nostra quotidianità giorno per giorno alla luce
del sole.
Come vedrete nelle varie puntate, in questa nuova stagione
voglio testimoniare come i nuovi giovani, quelli che oggi stanno facendo il
loro percorso di crescita e autodeterminazione in un contesto politico e
culturale diverso dal mio di 10 anni fa, più aperto dal punto di vista sociale,
ma più ostile invece dal punto di vista politico e omofobo.
Mentre le prime stagioni le serie 'GoodAsYou' erano
concentrata sul percorso di coming out e autodeterminazione personale, adesso
mi concentro sulla reazione di autodeterminazione a questo nuova sfida
dell’omofobia organizzata, che è incredibilmente violenta e crudele soprattutto
per persone giovani che non hanno ancora costruito e affilato i loro strumenti
di autodifesa personale per affrontarla. Se nelle prime stagioni G.A.Y.
GoodAsYou aveva lo scopo di aiutare i ragazzi nel loro coming out, in questa
deve fornire gli strumenti per affrontare la cattiveria di una certa propaganda
omofoba che sta cercando di convincere le persone ostili, ma anche da sempre
neutre, ad avere un atteggiamento negativo e a incoraggiarle a insultare
chiunque la pensi diversamente, convincendole ad avere una sorta di diritto di
libertà d’opinione speciale tutelato da ogni forma di replica e contestazione
che però valga solo per loro e per chi la pensa come loro, ma non per la
controparte.
Continua sotto...
D. Com’è cambiato il
format rispetto alle stagioni precedenti?
R. Sicuramente
oggi la gente passa meno tempo davanti a un pc e molto più tempo davanti a uno
smartphone o tablet che sia, questo penalizza molto i video che vengono diffusi
tramite i social network, già dalla seconda stagione ho deciso che le puntate
non debbano essere più lunghe di 20 minuti, e che tra sigla, stacchetti vari e
titoli di coda si riducono a un’intervista di 15 minuti. Credo sia il minimo
per raccontare un personaggio e la sua storia. Comunque ripeto io non faccio
questi video per guadagnare soldi o per fare più click possibili, io li produco
affinché rimangano su internet e vengano trovati da chi ne ha più bisogno. Google
col tempo indicizza i miei prodotti abbastanza bene, quando cerco “eustachio79”
sul motore di ricerca vedo sempre i miei lavori ben citati, e spesso mi capita
di vedere i miei video inseriti nei post di blog, forum e siti web altrui….
Addirittura ne vidi uno in un blog arabo anni fa…chissà cosa dicevano
(ride,ndb).
Mi sono reso conto di essere seguito anche dall’estero. Ci
sono paesi come Albania, Tunisia e Grecia, dove molte persone conoscono l’italiano,
in cui i miei prodotti vengono seguiti assiduamente.
D. Nel corso di
questi anni com’è cambiata la società verso questi temi?
R. La società è
cambiata in un modo spaventosamente rapido, nonostante molti dicono che le cose
sono sempre le stesse e che lo saranno
per sempre. Io ho percepito un cambiamento radicale nel modo di affrontare la
questione LGBT dalla società e dai media. E la nascita di una omofobia organizzata
come quella di Manif pour Tous o le Sentinelle in piedi può essere letta
come una cosa positiva, perché significa che i nostri detrattori hanno sentito
la necessita di reagire a questo cambiamento, togliendosi la maschera dei buoni
e distratti discriminatori per caso scendendo in piazza, mettendoci nome e
cognome su tutto quello che dicono e fanno. Di fatto la loro reazione oggi cosi
violenta e spesso tanto disperata da cadere nel ridicolo può essere letta come
un effetto collaterale e secondario del nostro successo.
In questi anni di attivismo (io ho cominciato nel 2003) ho
capito una cosa delle società umane, non
è che se domani approvano una legge, allora dopodomani le cose saranno migliori
di oggi, l’omofobia sarà la stessa e il lavoro sull’opinione pubblica e sulla
società va fatto lo stesso. Ma è anche vero che, non è che se domani non passa
una legge allora dopodomani, tra un anno, tra 10 anni le cose non cambieranno lo
stesso. La società è un complesso sistema dove milioni di persone interagiscono
ogni giorno. Se noi viviamo la nostra quotidianità giorno per giorno, la gente
non solo si abitua ma impara a conoscerci e a provare empatica.
Adinolfi, le Sentinelle in piedi e tutta la
propaganda omofoba di questi anni secondo me ci hanno dimostrato che in questo
paese la vera minoranza sono gli omofobi cronici. Alla gente normale (e per
normale intendo persone sane di mente) non gliene frega niente della sessualità
della gente, e della loro vita privata, e non perde tempo su internet o soldi ed
energie per organizzare una contro propaganda anti LGBT con tanto di partiti
politici, quotidiani specializzati e manifestazioni di piazza settimanali, anzi.
Proprio l’esperienza del Popolo della
famiglia di Adinolfi con il suo 0,6 %, secondo me, ha dimostrato a tutti
gli altri partiti politici veri che la
propaganda omofoba e le politiche sulla famiglia tradizionale (come entità
ideologica anti gay) alla fine non pagano mai a livello elettorale. Credo che
ora come ora difficilmente qualche altro partito spenderà tempo, soldi ed
energie per ripercorrere la strada di Adinolfi.
La società sta cambiando anche grazie ai nostri nemici,
dobbiamo solo tenere duro e continuare a lottare. Ma per noi è facile perché
non abbiamo alternativa e smettere di lottare significa perdere tutto quello
guadagnato fin’ora e nessuno di noi, penso, sia disposto a tornare a vivere
come nel 2000. Tutti noi abbiamo sacrificato già troppo per arrivare dove siamo,
dalla famiglia agli amici, dal percorso professionale a una vita privata
tranquilla. Mentre i nostri nemici forse
dal modo in cui si è infiacchito il loro movimento, mi fanno capire che stanno
cominciando a percepire solo ora la fatica di una lotta sociale cosi importante
e quanto questa toglie di fatto energie e anche soldi alla loro vita privata
tranquilla a cui sono sempre stati abituati Alla fine quelli che perdurano sono
solo i soliti 4 omofobi infelici cronici arrabbiati col mondo perché odiano se
stessi.
D. Parlare di
omosessualità su youtube è facile?
R. Sì molto. Devo dire che internet e i social network hanno
cambiato radicalmente il modo in cui la gente socializza e interagisce. Prima
di internet c’erano solo pochi soggetti che producevano cultura e questi sono
stati sempre rigidamente controllati da organismi di controllo impegnati a esaminare
messaggi e morali che appartenevano a determinate ideologie. Con internet la
massa si è liberata da questa censura e ha cominciato essa stessa a produrre
una propria cultura. Fenomeni come i “meme” sono delle vere e proprie forme
globali di cultura nate e sviluppata su internet, citazione di una cultura nerd
popolare divenuta globale e indipendente da tutti quei massimi sistemi che sono
sempre stati abituati a decidere cosa la gente potesse o non potesse vedere o
sapere.
La rivoluzione del Web ha colpito tutti gli ambiti delle
società mondiali, e non poteva di certo non colpire la sessualità. Anche gli
omofobi stanno tentando di “conquistare” questo territorio, ma internet è uno
strumento orizzontale, dove l’utente è sia fruitore che produttore del
materiale con cui interagisce. Tutta la propaganda omofoba su internet parte da
poli e centri di produzione, chiusi al confronto. Chiunque tenti di parlare o
ragionare con loro viene bannato o bloccato non appena dimostra di pensarla
diversamente, e questi centri di fatto annullano il potenziale vantaggio di
internet trasformandolo in un interlocutore unilaterale e verticale come
qualsiasi media tradizionale dalla televisione al giornale. Ma nell’era della
globalizzazione questi mezzi finiscono solo di isolarli tra di loro, parlando
solo a se stessi e creando un linguaggio che alla fine capiscono solo loro.
Andate per strada a chiedere in giro alla gente che cosa sia
il gender, la gaystapo o tutte le altre terminologie coniate nei monologhi
autoreferenziali del mondo ultra cattolico dell’omofobia organizzata, oltre il
90% delle persone non saprà di cosa stiate parlando.
Internet invece ci ha dato gli strumenti per rispondere a
questi attacchi nel mondo più produttivo possibile, non tentando di
controbattere e censurare la disinformazione dei nostri detrattori, ma invece
facendo informazione e promuovendo un’azione propositiva verso l’esterno e la
società. Noi parliamo con tutti, loro solo con se stessi. Youtube, come
internet in generale, è uno strumento molto potente, ma il risultato lo si vede
dal modo in cui si usa, e se non lo sai usare bene puoi avere tutti i soldi e
la voce grossa che vuoi, ma rischia sempre di essere un’arma a doppio taglio.
Continua sotto...
D. Rimane un
argomento rivolto solo alla comunità LGBTI oppure anche gli eterosessuali
guardano le puntate per conoscere meglio la realtà omosessuale?
R. In realtà sta
succedendo qualcosa di ancora meglio. Da alcuni anni a questa parte nelle
associazioni gay troviamo veri e propri attivisti etero. Al Mario Mieli ne ho
già visti da anni e a una di loro ho anche dedicato una puntata del mio 'GoodAsYou',
ma quest’anno c’è anche un nuovo volontario etero venuto apposta da Genova per
elaborare la sua tesi sul movimento LGBT. Senza contare tutte quelle realtà
associative non LGBT che aderiscono al movimento. Adesso i pride hanno persino
degli sponsor commerciali. In tutto questo i miei video in generale (non solo
GoodAsYou) sono diventati un archivio storico pubblico di tutto quello che è
successo negli ultimi anni a cui spesso molti attingono. Come già detto i pride
stano diventando delle feste di tutti e le realtà ricreative LGBT sono sempre
più aperte a un pubblico variegato, tanto che oggi non si parla più di serate o
disco gay, ma più gay friendly. Lo stesso gay village è diventato un punto di
riferimento dell’estate romana, ci trovo spesso anche i miei alunni e colleghi
di lavoro.
Le varie realtà dell’omofobia organizzata, in questi anni ci
stanno facendo la guerra nella speranza di fermare un processo di emancipazione
LGBT oramai in atto in tutto il mondo occidentale, e colpiscono prevalentemente
le realtà queer e gay perché le reputano un obiettivo sostanzialmente semplice da
“affondare”, perché ancora abbastanza alienate e vessate da un’omofobia
strisciante.
Ma di fatto stanno ignorando completamente un’intera
complessa realtà di persone
eterosessuali che nella figura omologante della famiglia tradizionale monogana
e sposata non ci crede più, e oggi sono proprio loro il motore del cambiamento.
Il family day è una realtà concepita contro i gay, ma di fatto ha attaccato
chiunque non si riconosce nella concezione “eteronormativamonogana” cattolica
della famiglia. Lo stesso Gandolfini
sul palco del family day ha dichiarato che il sesso non deve essere fatto per
piacere, ma al solo scopo riproduttivo. Un discorso del genere nell’Italia
emancipata e secolarizzata del 2016, con i divorzi le famiglie allargate e le
convivenze definitive, dove i ragazzi hanno le prime esperienze al liceo e le
condividono su internet, quale riscontro potrà mai avere dall’opinione pubblica
di maggioranza?
Con buona pace della chiesa e delle varie realtà ultra
conservatrici di questo paese, questa battaglia non suscita più interesse per
nessuno. Oggi l’aspettativa di vita sia per longevità che per qualità della
vita và oltre il vecchio obiettivo di accasarsi il prima possibile. Il mondo è
molto più ricco di interessi, di esperienze e di cose da fare per sposarsi e sistemarsi
entro i 30 anni come succedeva solo pochi decenni fa.
E buona parte dei matrimoni (se non la maggior parte)
scoppia entro pochi anni proprio perché il mondo esterno è completamente
diverso dal passato. Una volta ci si sposava per acquisire una propria
autonomia dai genitori e difendersi da una società che non dava molte
soddisfazioni oltre la realizzazione familiare. Oggi invece la famiglia è
spesso un ostacolo alla realizzazione personale sia lavorativa che sempre più
anche sociale e personale. In Italia se sei donna e fai figli sei tagliata
fuori dal mondo del lavoro per sempre, anche se hai una laurea e un master, e
hai faticato anni per ottenerli.
La verità è che il matrimonio monogamo etero normativo non è
mai stata quella chiave della felicità che ci hanno sempre raccontato per una
vita (sicuramente non lo è per tutti) e mentre gli omofobi combattono i gay,
stanno ignorando che sono proprio gli etero che oggi stanno comprendendo questo,
esplorando nuove strade per realizzare se stessi e la propria felicità e
modificando la società molto più radicalmente di una qualsiasi famiglia
arcobaleno.
Un esempio di questo fenomeno è la nascita e la crescita dei
Poliamorosi, vere e proprie associazioni prevalentemente etero (ma non solo)
che, sulla falsa riga dell’attivismo LGBT, hanno fondato le sue associazioni
culturali e intrapreso le sue battaglie politiche per rivendicare il diritto di
vivere liberamente alla luce del sole i loro amori non convenzionali.
Continua sotto...
D. Delle storie
raccontate con ‘GoodAsYou’ quali ti sono rimaste pi impresse e perché?
R. ‘GoodAsYou’ è un progetto nato per
gioco, all’inizio ho intervistato i miei amici, poi ho cominciato a contattare diverse persone su
Facebook chiedendo loro se fossero
interessati a raccontarmi le loro esperienze, di coming out di crescita e di
attivismo. Per una puntata sono persino volato a Madrid a casa di un ragazzo conosciuto in chat, altre invece sono nate per caso durante una vacanza in puglia o durante un meeting a una fiera di fotovoltaico a Verona. In realtà ogni puntata ha la sua storia, purtroppo al momento due sono
oscurate, la seconda e la terza puntata della prima stagione avevo intervistato
due ragazze che purtroppo hanno avuto problemi a lavoro, mi hanno contattato
pentite di avermi concesso l’intervista e io a malincuore le ho oscurate
sperando che presto in futuro le possa rendere nuovamente disponibili on line….
Non ci sono puntate che mi sono rimaste più impresse di
altre, ognuna racconta una storia, a me piace ricevere il feedback da chi mi
segue, e quella che ha avuto un feedback maggiore è stata la storia di Luca,
spero che la nuova stagione possa suscitare altrettanto interesse.
D. Chi saranno i
protagonisti delle prossime puntate?
R. In realtà non
voglio svelare troppe cose, ma in questa stagione ci sono delle sorprese. Come
già detto ci sono ragazzi che in questi anni sono cresciuti con i miei video, e
che mi hanno contattato dicendomi quanto sono stati importanti per loro. Ho
deciso di dedicare a questi ragazzi una puntata in modo che adesso siano loro a
raccontare un’esperienza positiva per nuovi giovani sparsi per la penisola.
Inoltre ho mantenuto i contatti con alcuni dei miei vecchi intervistati, e una
o due puntate saranno dedicate a vecchi amici che ci racconteranno come sono
cambiate le loro vite negli ultimi anni. Sono sicuro che i miei fan storici
apprezzeranno la Carambata (ride, ndb)
Nessun commento:
Posta un commento