Polizia si rifiuta di arrestare aggressore omofobo nonostante fosse presenti al pestaggio
A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Grafica di Giovanni Trapani
Omar Villalobos è
un ragazzo picchiato violentemente a New York da un senzatetto, di fronte a sei
agenti di polizia rimasti indifferenti.
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Lo scorso sabato pomeriggio, Omar stava camminando assieme alla sua amica Natasha Dalanah lungo la 42^ strada, quando è stato preso di mira
da un uomo, che ha iniziato a urlare insulti omofobi prima di colpirlo sulla
faccia.
«Ci fissava con uno
sguardo pieno d’odio. Stavo dicendo a Natasha che non avevo mai visto qualcuno
guardare in quella maniera.» racconta la vittima al New York Post, prima di scendere nel dettaglio dell’episodio. «Dal nulla abbiamo sentito borbottarlo e poi
la parola ‘frocio’. Stavo per rispondergli, ma mi ha dato un pugno sulla parte
della fronte, rompendola all’altezza del sopracciglio.»
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Come sempre accade, l’aggressore – un uomo sulla quarantina
con gli occhi blu e i capelli biondi – ha provato a scappare una volta
scaricato la sua rabbia. Tuttavia, quello che ha dello sconcertante in questa
storia, come se quello appena raccontato non bastasse, è il fatto che i sei
poliziotti presenti per strada non solo non sono intervenuti, ma hanno anche
reagito brutalmente contro Omar e la
sua amica:
«Natasha stava
cercando di convincere i poliziotti ad arrestarlo, ma uno di loro le ha detto,:
“tutto quello che possiamo fare è metterlo in una clinica mentale,ma tornerà in
strada in poco tempo.» il poliziotto, quindi, si è allontanato per raggiungere
i colleghi. A questo punto la ragazza gli ha chiesto se davvero non avesse
intenzione di fare qualcosa e lui le ha risposto che erano lì per gli attacchi
terroristici e non per i senzatetto.
Omar, vedendo l’ostilità
degli agenti e il sangue scorrere lungo la
faccia, ha detto alla sua amica di lasciar perdere e di salire su un taxi per
recarsi al CityMD, dovei medici gli
hanno applicato sei punti di sutura.
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Fonti vicine alla polizia di New York hanno riferito al
quotidiano che, a seguito delle affermazioni di Villalobo, la sezione dei
crimini d’odio ha aperto un’indagine per rintracciare l’agente che ha detto quelle
parole, ma non per punire il comportamento tenuto da tutti i poliziotti
presenti.
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