Scoprendo che era gay, il padre lo ha fatto esorcizzare - Sohail racconta ciò che ha subito in famiglia dopo il coming out

A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Qualche giorno fa vi abbiamo parlato di Giorgi Gasviani, il ragazzo che ha rischiato di essere ucciso dal padre dopo il coming out, oggi, invece, vi raccontiamo la storia di Sohail Ahmed, un ventitreenne musulmano che vive a Londra.
Il ragazzo, un ex studente del Queen Mary University,  ha raccontato al sito GayStarNews che dopo aver confessato ai genitori di essere gay, è stato costretto, se voleva restare nella casa paterna, a farsi esorcizzare. E così, per paura di perdere l’affetto della sua famiglia, ha seguito il padre al negozio di Abu Ruqya nell’Esta Ham dove è stato costretto a subire lo strano rituale. “Mi hanno fatto stendere e hanno recitato il Corano. Mi hanno anche fatto bagnare in ‘un’acqua speciale’ e mangiare del ‘miele benedetto’. I miei genitori mi hanno portato lì ogni giorno per due mesi per ripetere l’esorcismo.
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Sohail era consapevole che questi rituali non sarebbero serviti a nulla, ma conosceva il clima conservatore che si respirava nella sua famiglia, un nucleo molto religioso e ostile all’Occidente. Ciò nonostante, iniziò a credere che i suoi genitori avessero ragione e così si fece convincere. “Quando sono andato lì e quel tizio ha iniziato a fare quella roba, ho sentito un bisogno intenso di urlare. Mi sentivo impazzire. Non hai nemmeno il controllo di te stesso, questo è il potere della suggestione. È come essere ipnotizzati.”

Durante quei due mesi, il ragazzo ha avuto diversi attacchi di panico e ha cominciato a sentirsi depresso, arrivando a tentare il suicidio. Fortunatamente, Sohail non si è arreso e ha affrontato i suoi genitori dicendo che era consapevole di essere gay già dall’età di otto anni e non aveva alcuna intenzione di cambiare. Quella reazione, però, non ha avuto il risultato sperato e il ragazzo è stato sbattuto fuori di casa. "Ora sono orgoglioso di essere gay e se posso cerco anche di avere i miei dritti.”
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A distanza di un anno dall’allontanamento da casa, Sohail confessa che gli mancano i suoi genitori e i suoi fratelli minori, che considera delle vittime del padre, e che ha deciso di raccontare la sua storia per essere una fonte di ispirazione per i musulmani LGBT. “In alcuni giorni è molto dura, ma sto capendo che la mia esperienza può aiutare gli altri.” Infatti il ragazzo confessa che è stato contattato da alcune persone che vivono in Palestina che, sentendo la sua storia, si sono sentiti meno soli. “Se con la mia storia riesco ad aiutare anche solo una persona, rivivrei l’intera merda da capo.”
Fonte: GayStarNews