"Non ho mai pensato di fare finta che non mi piacessero i ragazzi." Il musicista Rufus Wainwright parla di omosessualità e diritti civili
A cura di
Francesco Sansone
Grafica di
Giovanni Trapani
“Quando ero molto giovane sapevo
di essere gay, avevo tredici anni e non ho mai pensato di fare finta che non mi
piacessero i ragazzi o di smettere, non mi è mai successo; non
nascondevo che mi piacessero i ragazzi.” - È iniziata così la risposta di Rufus Wainwright, compositore, musicista, attore e attivista gay, alla domanda di Enrico Rossi del perché abbia a cuore la lotta per i diritti civili LGBT nell’intervista rilasciata a 'Panorama'. - “Comportandomi così fin da piccolo e iniziando la mia carriera con questa verità non potei evitare di schierarmi, e in quel periodo, negli anni ’80, era quasi illegale, l’AIDS era un problema molto presente allora e anche molto pericoloso, venivi immediatamente coinvolto nel dibattito e nella guerra: non ebbi altra scelta se non quella di schierarmi.”
nascondevo che mi piacessero i ragazzi.” - È iniziata così la risposta di Rufus Wainwright, compositore, musicista, attore e attivista gay, alla domanda di Enrico Rossi del perché abbia a cuore la lotta per i diritti civili LGBT nell’intervista rilasciata a 'Panorama'. - “Comportandomi così fin da piccolo e iniziando la mia carriera con questa verità non potei evitare di schierarmi, e in quel periodo, negli anni ’80, era quasi illegale, l’AIDS era un problema molto presente allora e anche molto pericoloso, venivi immediatamente coinvolto nel dibattito e nella guerra: non ebbi altra scelta se non quella di schierarmi.”
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Il
giornalista gli ha chiesto anche un parere sui matrimoni gay che, soprattutto
in Italia, sono ancora un tabù e Wainwright ha detto: “In Italia è una questione molto difficile. Probabilmente è l’ambiente
più controverso del mondo per i diritti dei gay. Quasi tutti sanno che la
maggior parte dei preti è certamente gay o almeno molti di loro lo sono, una
vasta maggioranza per lo meno; ed è una cosa molto comune e storicamente nella
chiesa cattolica ci sono stati e ci sono preti gay. Diffondere queste notizie e
svelarle in pubblico implicherebbe alcune complicazioni psicologiche credo, non
saprei… ma deve succedere, in America sta già avvenendo; non è così facile in
Italia, ma le cose devono cambiare. Ciò che davvero non va oggi nel mondo, è
che in Medioriente o in Africa se sei gay vieni ucciso. Credo che l’intera
comunità gay mondiale dovrebbe riunirsi per salvare queste persone le cui vite
sono davvero in pericolo, e queste persone sono tante. Forse battendoci per
salvare la vita di queste persone staremo tutti meglio e se ci muoviamo insieme
le cose cambieranno. Sono molto entusiasta dei matrimoni gay in America, è
fantastico, ma allo stesso tempo credo che il mondo stia andando a rotoli,
quindi dovremmo essere capaci di dire: “Sì ok, questo l’abbiamo fatto, ora
cerchiamo di salvare vite umane”.
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Ovviamente
non si è potuto evitare un commento sulle polemiche sorte nel 2014, quando è
stato ospite del Festival di Sanremo, per le parole contenute nel brano ‘Gay Messiah’, ritenute da alcuni
blasfemi: “Ho pensato che fosse un po’
ridicolo, non era un corteo di dimostranti, ma cinque o sei persone che
facevano casino, non ebbi paura. Quello che mi spaventa oggi è che ci sonopersone che vengono impiccate in Arabia Saudita perché sono gay. Dovremmo
concentrarci su questi problemi più grandi.”
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