"Mi sento la mamma di tutte le persone LGBT italiane." Rita De Santis, mamma di un ragazzo gay, racconta la sua esperienza

A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
BresciaToday, riporta la bella e interessante testimonianza di Rita De Santis, una mamma
che ha visto cambiare la sua vita un giorno di 33 anni fa, quando il figlio Francesco, all’epoca appena diciottenne, le fece trovare una lettere sul tavolo di casa.
La donna aveva 44 anni e lavorava a scuola in quanto insegnate di filosofia e ricorda che inizialmente non era preparata a una simile notizia: “Fino ad allora non avrei mai pensato che mio figlio potesse essere gay. Ero scioccata non tanto per la notizia, ma per non essermi accorta di nulla. Mi sono rimproverata di non essere una brava mamma e una brava insegnante. Ma è così per tutti: nessuno genitore è preparato, come non lo sono la scuola e la società. Sono passati 33 anni da quando mio figlio ha fatto coming out, e anche se l’omosessualità non è più un tabù e se ne parla di più, i pregiudizi nei confronti di gay, lesbiche e transessuali non si sono certo affievoliti.”
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Da quel giorno, Rita non solo non ha chiuso le porte al suo Francesco, ma si è anche informata consultando diversi libri per conoscere quel nuovo mondo che le si era palesato e poter dare il giusto appoggio al figlio. A distanza di 33 anni e una vita passata a sostenere e a lottare per vedere riconosciuti i diritti LGBT, Rita, che dal 2007 al 2013 è stata presidente di Agedo, ha scritto un libro , dal titolo ‘Il Nuoro’,  dedicato al compagno del figlio e confessa di sentirsi “la mamma e l’insegnate di tutte le persone Lgbt che ci sono in Italia.”
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http://www.ibs.it/code/9788897309215/sansone-francesco/oltre-evidenza-racconti.html
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“Mi assumo una responsabilità davanti a loro e chiedo anche al resto della società di farlo: non si può relegare in un Lager 6 milioni di persone. Perché è così che vivono gay, lesbiche ed eterosessuali in Italia. Non sono tutelati né dalla scuola, né dalla Stato, né dalla Chiesa e spesso nemmeno dalla famiglia. Hanno gli stessi doveri, ma non pari diritti. La scoperta della propria identità di genere e dell’orientamento sessuale avviene in una fase delicata, quella dell’adolescenza e spesso i ragazzini si trovano ad affrontare tutto da soli. Siccome non prendono parte ai corteggiamenti dei compagni del sesso opposto sono esclusi o derisi; le insegnanti non hanno le competenze e le conoscenze per aiutarli e i genitori  molto spesso non sospettano nulla. Vivono in un vortice di solitudine e isolamento per molto tempo e chi non è abbastanza forte arriva a pensare di togliersi la vita e in alcuni anche a farlo.”