La Grecia approva la legge sulle unioni gay. E l'Italia quando?
A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
La Grecia ha approvato la legge che estende alle coppie gay le unioni civili che fino a questo momento erano consentite solo alle coppie eterosessuale.
Il disegno di legge è stato sostenuto dai socialisti del Pasok, dai centristi del To Potami e da molti deputati conservatori. Fra coloro che si sono opposti fino alla fine alla legge c'era il ministro della difesa e leader di Anel, Panos Kammenos.
Alexis Tsipras ha commentato l'approvazione della legge affermando che si è trattato di un passo importante per la società greca che pone fine a "una serie di imbarazzi per lo Stato".
Bisogna dire che la legge non permette alle coppie omosessuali di sposarsi o di adottare e, secondo gli attivisti lgbt, non fornisce nemmeno quei diritti che le coppie sposate hanno su pensioni, tasse e cure mediche. Proprio per questo alcuni attivisti sono scesi in piazza rivendicando il diritto di avere "queste unioni complete", come sostiene Dimitra Kyrilou. Durante la manifestazione due ragazzi gay hanno indossato tradizionali abiti religiosi e si sono scambiati un bacio mentre dietro loro si leggeva "L'amore non è un peccato" scritto su uno striscione.
Questo è quanto accaduto in Grecia, ma in Italia a che punto siamo?
"Era il 1988 quando i socialisti con Alma Cappiello presentarono una proposta di legge per le coppie di fatto, sia omosessuali sia eterosessuali, e oggi siamo ancora a questo punto. Mentre in quasi tutto il mondo occidentale le unioni omosessuali sono ufficialmente riconosciute, noi, nonostante i ripetuti richiami della Corte europea, da mesi siamo fermi in Senato. L'obiettivo, più volte annunciato da Renzi, di approvare una legge entro l'anno è stato ancora una volta disatteso." Dice Pia Locatelli, capogruppo socialista alla Camera e presidente del Comitato diritti umani, per commentare l'amara consapevolezza che nonostante le rassicurazioni fatte dal governo in questi mesi, l'Italia rimane ancora una volta a guardare i Paesi dell'Unione andare avanti sul fronte diritti.
La discussione al senato del DDL Cirinnà doveva avvenire a ottobre, ma poi è slittata a dicembre e adesso si parla del 26 gennaio 2016.
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"Mi auguro che si possa giungere a una rapida approvazione, con un dibattito approfondito ma privo di strumentalizzazioni e pulsioni ostruzionistiche", dichiara Monica Cirinnà e noi tutti non possiamo che sperare che sia la volta giusta e che non arrivi un nuovo 'tema caldo' che faccia slittare la discussione privando noi cittadini LGBT italiani di un diritto che, se approvato, non toglierebbe niente a nessuno.
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