Charamsa racconta la sua storia in un libro: “Biografia di una Chiesa, che domina le persone, le sottomette, inculca loro il senso di colpa e promette la salvezza.”
A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Grafica di Giovanni Trapani
Tutti
voi ricorderete Krzysztof Chrarsma, l’ex monsignore che dichiarò pubblicamente
la sua omosessualità dichiarando di vivere una storia con un altro uomo. La
notizia fece il girò del mondo. Giornali, tv, radio e blog ci
sguazzarono per settimane dicendo di tutto di più, e bisogna dire che nemmeno l’ex
uomo di chiesa si tirò indietro nel concedere fantomatiche esclusive ai media.
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Oggi
si torna a parlare di lui perché giovedì, per Rizzoli edizioni, uscirà ‘La
prima pietra’, il libro biografia che aveva promesso di scrivere all’indomani
dello scandalo: «Una biografia che sarà forse accusata di essere incentrata
soltanto sull’esperienza della sessualità.» racconta lo stesso Charamsa.
Ci
saranno passaggi legati alla sua storia d’amore con Eduard Planas e anche sul
suo rapporto con la chiesa sia prima che dopo coming out.
Del
primo dice:
«Lui sapeva tutto quello che
possono sapere gli amanti di una notte. Però io non volevo più nascondermi. Ma
perché desideravo svelarmi? Non volevo perderlo, mi ero innamorato. E quella
notte avevo visto Dio che mi amava , mi abbracciava, mi accettava.»
Sulla
chiesa, invece prima parla di un episodio che lo vide coinvolto con un prete
italiano che si era innamorato di lui. All’epoca lo inizialmente lo respinse,
ma fu proprio grazie a lui che Charamsa si è guardato dentro, trovando se
stesso, vivendo quella che lui stesso definisce come la sua prima relazione
omosessuale:
«Un prete italiano si era
innamorato di me e fece il suo coming out. Questo uomo mi ha aperto a me
stesso, ha innescato il processo della mia uscita dalla gabbia imposta dalla
Chiesa, è stata la scintilla di cui avevo bisogno.»
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Si
sofferma, poi, sul trattamento che gli è stato riservato dalla Chiesa e di come
si sia sentito tradito dall’organizzazione ha cui ha dato tutto se stesso:
«Questo libro è anche “la”
biografia di una Chiesa, che domina le persone, le sottomette, inculca loro il
senso di colpa e promette la salvezza. “Se pubblicamente rinuncerai alla tua
sessualità, ti salverai”. Da cosa vorrebbe salvarmi? Dalla felicità di vivere,
dalla serenità, dall'accettazione di me stesso, dalla tolleranza, dagli artisti
gay, dai baci di Michelangelo?»
Inoltre
parla di come si sia pentito di non aver denunciato un caso di abuso da parte
di un prete verso un suo parente al tempo dei fatti minorenne e dell’odio che
dall’interno del Sant’uffizio diffuso nei confronti del papa e invita i bravi
preti a lasciare la chiesa, ormai, «istituzione che si permette continuamente
di offenderli.»
Fonte:corriere.it
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