Meloni contro il tribunale civile Roma che ha riconosciuto la stepchild adoption a coppia lesbica: «sentenze ideologiche con le quali si pretende di trasformare i desideri in diritti.»
A cura di Francesco Sansone
Grafica di Giovanni Trapani
Grafica di Giovanni Trapani
Sono di oggi due
sentenze che hanno fatto discutere il Paese. La prima è quella del tribunale di
Roma, che ha riconosciuto la stepchild adoption a una coppia lesbica. La
bambina è nata attraverso la fecondazione eterologa e adesso entrambe le donne
ne hanno la patria potestà. La seconda, invece, viene da Torino dove il
tribunale ha respinto il ricorso di una coppia eterosessuale, formata da un uomo che oggi ha 75 anni e una donna di 63
anni, per riavere quella figlia tolta dalla loro custodia da quattro anni, perché
ritenuti troppo anziani per potersene occupare. La bambina quindi è adottabile
e al momento è stata affidata a una famiglia.
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Due sentenze che,
obiettivamente, non hanno nulla in comune, eppure sono state accomunate dalla
leader di Fratelli d’Italia, Giorgia
Meloni, in un post pubblicato sul suo profilo facebook, per esporre il suo disappunto verso l’operato della
magistratura.
«La Corte d’Appello di Torino decide che è
adottabile la bambina tolta ai sui genitori ritenuti “troppo anziani” per
crescerla e il Tribunale di Roma riconosce la stepchild adoption per una coppia
di donne. Le ultime sentenze della magistratura mi fanno riflettere e mi faccio
delle domande che pongo anche a voi.» ha scritto la Meloni prima di esporre le sue considerazioni .
«La prima: perché la signora Carsano [questo il nome della donna, ndb], diventata
mamma a 56 anni, non può crescere sua figlia mentre lo è una nota cantante
diventata mamma a 54? Forse perché la seconda è famosa e la prima no?» continua la leader di Fratelli d’Italia,
con un chiaro riferimento a Gianna Nannini.
«La seconda: se è vero, come ci viene detto, che
basta l’amore per crescere dei bambini, perché una coppia di eterosessuali
anziani non ha lo stesso diritto ad avere un figlio di una coppia di
omosessuali giovani? In questo caso, siamo peraltro di fronte ai genitori
biologici non a dei bambini comprati con l’utero in affitto. Siamo arrivati
alla discriminazione degli etero o dei genitori biologici?
La terza: se invece i magistrati hanno
effettivamente agito nell'interesse della bambina dandola in adozione perché
rischia di rimanere orfana anzitempo, perché lo stesso principio non vale
quando si stabilisce che un bambino può crescere senza una madre o senza un
padre? Contraddizioni impossibili da spiegare: ecco cosa producono le sentenze
ideologiche con le quali si pretende di trasformare i desideri in diritti.» conclude.
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Ora, lontano da
me entrare nel merito della sentenze, rischierei di fare populismo, ma dopo
aver letto le parole della Meloni anche a me sono sorte due domande:
La prima: Perché
ogni volta una certa politica deve porre il confronto fra etero e gay, anche
quando è previsto, per tirare acqua al proprio mulino?
La seconda: Perché
per evidenziare quella che secondo il punto di vista è una sentenza ingiusta ,
si deve criticare una che stabilisce quei diritti che la politica – tutta – non
è ancora riuscita a stabilire?
Se la politica
facesse il suo dovere – ossia quello di riconoscere i diritti dei cittadini al
di là delle proprie ideologie –, non si troverebbe più a giudicare le sentenze
della magistratura. Inoltre, se la
politica facesse il suo dovere, i giudici applicherebbero le leggi e non si
sostituirebbero allo Stato. Troppo facile, a mio avviso, per i politici – tutti - lamentarsi delle
sentenze, il difficile è assumersi le proprie responsabilità, riconoscendo di
non aver lavorato come si avrebbe dovuto.
Le sentenze
possono pure non piacere ed essere definite ideologiche, ma ecco cosa succede
quando i politici sono troppo presi da se stessi invece di lavorare per colmare quei vuoti
legislativi che, in un modo o nell’altro, creano il malcontento generale.
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