Altri Mondi - Intervista allo psicologo Giangiuseppe Falconeri
Il protagonista di questa
settimana è Giangiuseppe Falconieri, dottore in psicologia presso L’Università
degli Studi di Bari con tesi in Teoria e Tecniche dei Test. Ha collaborato con
il dipartimento di Psicologia dell’Università di Bari in ricerche di ambito
cognitivo sulle funzioni di memoria e il decadimento cognitivo. Sta attualmente
proseguendo la sua formazione sui disturbi del comportamento in ambito
cognitivo-comportamentale con un particolare interesse nei disturbi dell’età
evolutiva e nei disordini del comportamento alimentare. Ho voluto intervistarlo
perché credo che mai come in questo momento ci sia bisogno che qualcuno, con
dei titoli e non uno dei tanti opinionisti che sembrano avere un parere su
tutto senza sapere nemmeno di che parlano, dia delle delucidazioni a tutti
coloro che in tv, sui giornali, alla radio e sul web continuano a farfugliare
tesi sull'omosessualità dicendo e affiancandola a qualsiasi cosa senza però non
dire mai la verità, ossia che si tratta di una variante naturale della
sessualità umana. Col dottor Falconieri affronteremo anche il tema dell’omofobia
per cercare di capire da cosa è generata. Insomma un’intervista ricca di
contenuti dedicata a tutti quei personaggi e a tutte quelle persone che non
hanno capito che nessuno è migliore di nessun altro. Inoltre ci saranno dei consiglio per quei genitori e per quei ragazzi che si affacciano per la prima volta con l'omosessualità.
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Nella foto: Dott. Giangiuseppe Falconeri |
Giangiuseppe tu sei uno psicologo
e in quanto tale vorrei farti alcune domande legate all'omosessualità e vorrei
iniziare con il chiederti di darmi una definizione scientifica di
omosessualità. Quindi, cos'è l’omosessualità?
Per omosessualità intendiamo
l’attrazione sessuale e/o sentimentale per individui dello stesso sesso
L’organizzazione mondiale della Sanità definisce l’omosessualità come una “variante
naturale del comportamento umano”. La sessualità umana, a dire il vero,
andrebbe intesa come un continuum che parte dall'eterosessualità e arriva fino
all'omosessualità, passando per tutte le possibili varianti e sfaccettature. In
parole povere, a tutti nella vita può essere capitato di provare attrazione per
un individuo del proprio stesso sesso e in questo non c’è nulla di patologico o
deviante. Si tratta solo di manifestazioni diverse della sessualità e
affettività umane che possono avere forme e modalità diverse.
In molti la ritengono una
malattia, una devianza mentale anche se di fatto non lo è. Cosa ti senti di
rispondere a tutti quelli che la reputano tale?
L’omosessualità non è più
considerata una patologia mentale dal 1973, anno in cui è stata rimossa dal DSM
(Il Manuale statistico-diagnostico dei disordini mentali). Quindi, ad oggi, la
comunità scientifica non considera più l’omosessualità una patologia mentale.
Molti ancora adesso la ritengono una devianza e un qualcosa di innaturale. Ma
così non è, basti pensare che nel mondo animale l’omosessualità è una pratica
molto diffusa e capita abbastanza diffusamente di trovare coppie monogame di
animali omosessuali.
A volte, il riconoscersi omosessuali può diventare problematico e alcuni
obiettano che tra le persone gay, lesbiche e bisessuali c’è una più alta
incidenza di disturbi di carattere mentale rispetto alle persone eterosessuali.
Questa differenza, però, può essere facilmente spiegata ricorrendo allo stigma
sociale che ancora oggi le persone omosessuali sono costrette a sopportare. I
pregiudizi, le discriminazioni e le pressioni sociali che le persone
omosessuali affrontano nelle società occidentali rappresentano fattori che
spesso incidano negativamente sul loro equilibrio
psicologico.
In molti nei secoli, e purtroppo
ancora oggi, tendono ad associare l’omosessualità con la pedofilia quando di
fatto questi due aspetti non sono per nulla collegati e collegabili. Ci spieghi
cos'è la pedofilia e perché non è tipica dell’omosessualità?
La pedofilia è una malattia che
in ambito psichiatrico viene inserita nel gruppo delle parafilie, cioè dei
disturbi della condotta sessuale, e consiste nell’attrazione erotica per
persone molto giovani che non abbiano ancora raggiunto la maturità sessuale.
L’associazione tra pedofilia e omosessualità è probabilmente dovuta a un antico
retaggio della cultura greca e latina in cui non era inusuale che un uomo
maturo avesse una relazione di tipo particolare con un fanciullo. Al giorno
d’oggi questa associazione è assolutamente infondata. Di norma, una persona
omosessuale cerca relazioni intime con soggetti maturi sessualmente e non con
bambini o ragazzi.
Sempre più spesso veniamo a
conoscenza di atti di violenza dettati dall'omofobia. Quest’ultima è
paragonabile a una malattia? Ci puoi spiegare come si genera in certi soggetti?
L’omofobia consiste nella paura e nella avversione irrazionale nei confronti
dell’omosessualità e delle persone appartenenti alla comunità GLBT (gay,
lesbiche, bisessuali e transessuali). L’omofobia non è inserita in nessun
manuale diagnostico di psicologia come patologia, quindi non può essere
considerata una fobia nel senso specifico del termine. Le ricerche psicologiche dimostrano come
l’omofobia vada di pari passo con il livello di equilibrio psicologico
dell’individuo. Solitamente, le persone omofobe hanno una personalità
autoritaria, una struttura di personalità piuttosto rigida, sono persone
insicure, poco istruite e spesso hanno idee politiche e religiose piuttosto
estreme. E’ stato spesso riscontrato che l’omofobia si riscontra in persone in
conflitto che tentano di nascondere a sé stesse una forte omosessualità latente
o repressa.
Un altro luogo comune che si
sente dire spesso, soprattutto da certi politici e da certi prelati, che dare a
una coppia omosessuale la possibilità di adottare o avere in affido un bambino
porterebbe quest’ultimo a “diventare” gay. Ѐ davvero così o si tratta solo di
luoghi comuni per l’appunto?
A questo proposito la cosa più
utile è non affidarsi alle proprie ideologie o credenze e prendere in
considerazione i dati che abbiamo a disposizione. In molte nazioni le coppie
omosessuali possono adottare un figlio. Sono stati condotti diversi studi sui
figli cresciuti in coppie con genitori omosessuali e i risultati sono
abbastanza evidenti. Ricerche condotte da istituzioni quali l'American
Psychological Association, American Psychiatric Association, American Academy
of Pediatrics, Australian Psychological Society e Australian Medical
Association e altre associazioni di professionisti che operano nel campo della
salute mentale hanno evidenziato che non sussistono differenze negli effetti
della omogenitorialità rispetto alla genitorialità eterosessuale sul benessere
mentale del bambino e sulla sua sessualità. I figli di coppie omosessuali
scelgono il loro orientamento sessuale nello stesso identico modo dei figli di
coppie eterosessuali.
Molti ragazzi durante la presa di
coscienza della propria omosessualità si sentono i soli a provare attrazione per
coetanei dello stesso sesso e hanno paura di affrontare quella che, al
momento, è vista come la fine del mondo.
Cosa consiglieresti a questi giovani?
Innanzitutto questi ragazzi non
sono soli. A tutti gli adolescenti, in misura maggiore o minore, capita di
avere qualche dubbio riguardo alla propria sessualità. Fa parte del naturale
processo che porta alla formazione della propria individualità. L’invito che
posso fare a questi ragazzi è quello di cercare di aprirsi con le persone che
stanno loro vicino. Non avere la possibilità di esprimere i propri vissuti e le
proprie emozioni può diventare davvero deleterio per il benessere di una
persona, quindi è importante non scegliere la strategia del silenzio e della
negazione. Bisogna aprirsi con qualcuno e non provare vergogna. Una strategia
utile potrebbe essere quella di parlare con qualcuno che abbia già attraversato
lo stesso tipo di percorso e potrebbe rivelarsi vantaggioso prendere contatti
con le associazioni GLBT presenti sul territorio. Potrebbe essere saggio anche
rivolgersi ad un professionista, magari con lo psicologo scolastico o quello
del consultorio lì dove ce ne sia la possibilità, che potrebbe fornire il
sostegno necessario a metabolizzare questa presa di coscienza e a capire che
non c’è niente di sbagliato nel seguire la propria natura.
E a quei genitori che spesso,
venuti a conoscenza di una simile realtà, non li considerano più come propri
figli?
Spesso i genitori tendono ad
avere delle aspettative nei confronti dei propri figli, a fare dei programmi su
quello che i propri figli dovrebbero o non dovrebbero diventare. Quando queste
aspettative restano deluse le reazioni possono non essere propriamente
entusiastiche. Altri fattori che spesso causano delle reazioni negative sono la
paura che il proprio figlio possa prendere una “brutta strada” e i preconcetti
verso un mondo che viene ancora molto spesso giudicato in base a stereotipi e
idee precostituite. I genitori dovrebbero semplicemente capire che quello che
hanno di fronte, a prescindere dal fatto che corrisponda o meno ai progetti e
all'immagine che si erano fatti di lui/lei, è il loro figlio. Credo che la
priorità nella vita di un genitore debba essere quella di vedere il proprio
figlio felice e solo una completa realizzazione personale può portare ad una
felicità piena e concreta. Anche in questo caso, credo che il supporto da parte
di un professionista possa essere utile per quei genitori che faticano ad
accettare l’omosessualità del proprio figlio. Potrebbe aiutarli a prendere
coscienza dei motivi profondi che impediscono loro di accettare questa verità e
aiutarli ad elaborare in maniera corretta la notizia. Potrebbe essere anche
molto utile prendere contatti con altri genitori o con le associazioni di
genitori di figli omosessuali. Una corretta informazione e il confronto delle
esperienze possono essere un valido supporto per accettare l’omosessualità del
proprio figlio.
Giangiuseppe, per concludere,
cosa c’è di sbagliato nell'omosessualità?
Assolutamente nulla. Di sbagliato
nell'omosessualità ci può essere solo la mancata accettazione da parte di chi
la vive. Il dubbio, la paura, il nascondersi possono essere davvero dannosi per
l’equilibrio psico-fisico di un individuo. Accettarsi e presentarsi al mondo
per quello che si è sono la chiave per una personalità armoniosa e senza
conflitti.
Rubrica: Francesco Sansone
Grafica: Giovanni Trapani
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