"Andare all'estero sarebbe più facile, ma sono italiana e voglio sposarmi qui" Intervista a Elvira Ruso
Rubrica: Francesco Sansone
Grafica: Giovanni Trapani
Che succede in un Paese dove non è consentito alle
coppie omosessuali di unirsi in matrimonio? Capita che due donne, Elvira e Annarita si rivolgano al comune
della loro città per chiedere il riconoscimento di un registro delle unioni
civili. Paradossalmente questa richiesta è più frequente di quanto i pensi e
quindi non stupisce più di tanto una notizia del genere. Ciò che incuriosisce,
però, è che le due donne vivono a Siderno, un paesino della Calabria il cui
comune è guidato da commissari prefettizi dopo che l’amministrazione è stata
sciolta per infiltrazioni mafiose, e che molti dei suoi abitanti non è
favorevole alle unioni civili.
Ho voluto saperne
di più su questa iniziativa e ho contattato Elvira Ruso per farle alcune
domande e quelle che seguono sono le sue risposte.
Lo trovi qui |
Nella foto da sinistra Annarita e Elvira |
Elvira, vivi a Siderno, un comune della Calabria commissariato dopo che
l’amministrazione comunale è stata sciolta per infiltrazioni mafiose. A guidare
la tua città adesso ci sono dei commissari prefettizi a cui hai chiesto di
agire in qualche modo affinché tu e Annarita, la tua compagna,possiate
sposarvi. Cosa ti ha spinto a porre una simile richiesta?
Lo scorso undici novembre sono andata al comune di Siderno
protocollando la mia richiesta di aprire il primo registro delle unioni civili.
Sono trascorsi più di 60 giorni e il Comune di Siderno non ha ancora risposto. Io e Anna Rita chiediamo di unirci in matrimonio per
lo stesso motivo con cui le coppie etero lo fanno: consentire a due
persone che si amano di poter essere presenti nella vita dell’altro anche agli
occhi dello Stato.
Da quanto tempo tu e Annarita state assieme e come vi siete conosciute?
Non mi va di parlare della mia storia, di come sia
nato tutto tra me e ed Anna: non è importante, non è questo quello che
conta. Io voglio parlare del diritto
civile che ci manca, il poter essere una coppia tutelata a tutti gli effetti.
Non è il tempo che hai passato con una persona a stabilire se hai diritti o
meno, mi interessa che venga portato avanti un concetto di civiltà.
Chi come me e voi è nato in una città del sud, ha sempre dovuto
convivere con l’ombra della mafia. Per te, com’è stato vivere e crescere in una
realtà simile? Essere omosessuali in Calabria, che significa?
Siderno è un paese meno chiuso di quanto si possa
pensare o di quanto lo si voglia rappresentare. Nessuno mi ha puntato il dito contro
come se fosse un’aliena. Quando sono andata a presentare la domanda,
l’impiegato aveva già scaricato la delibera fatta dal Comune di Milano. Non ho
intenzione di fermarmi qui, sicuramente è più difficile farlo a Siderno che in
un altro posto d’Italia, ma forse l’errore sta nel chiedere alla gente cosa ne
pensa del matrimonio tra omosessuali, perché questo termine è ancora legato all’immagine
di un uomo e una donna che procreano e mettono su famiglia. Noi parliamo di
diritti civili, non vogliamo che questa battaglia venga strumentalizzata.
Io con i commissari non ci ho mai parlato. L’iter da seguire, mi
hanno detto, che era quello: una domanda in carta semplice. Così ho
scritto a mano, ma rimanendo ancora in attesa.
Adesso anche in ebook. Qui |
Per concludere torniamo alla tua iniziativa. Volendo fare
l’avvocato del diavolo potrei dirti: chi te lo fa fare, vatti a sposare
all’estero, ma dato che non lo sono, ti chiedo: perché è
importante per te che il comune accetti e approvi la tua richiesta?
Sarebbe più facile fare tutto
all’estero e non pensarci più. Ma noi non vogliamo, almeno per il momento, stare
dove siamo nate e cresciute. Sono italiana, risiedo, lavoro e pago le tasse a Siderno,
perché dovrei andare? Voglio smuovere l’opinione pubblica. Ho
scelto di agire in prima persona, mettendoci la mia faccia.
Era
importante che qualcuno desse uno shock alla comunità, dovevo farlo come l’ho
fatto, con nome e cognome, non con un’associazione alle spalle. Non mi va di
parlare della mia storia, di come tutto tra me e e Anna sia nato: non è
importante, non è questo quello che conta. Io voglio parlare del diritto
civile che ci manca, il poter essere una coppia tutelata a tutti gli effetti.
Non è il tempo che hai passato con una persona a stabilire se hai diritti o
meno, mi interessa che venga portato avanti un concetto di civiltà. L’Italia è
quasi l’unico paese che non ha introdotto questa legge e non si capisce perché
sia ferma. Io voglio fare qualcosa per la comunità in cui vivo, voglio andare
fino in fondo, con la mia faccia e la mia coerenza. Posso contare su una
famiglia che mi dà sostegno e vuole che questa crescita possa contagiare tutta
la mia comunità. Partendo dalle stanze del Comune. So che c’è una bella fetta
di gente che dice no, non è normale e avevo messo in conto che qualcuno potesse
reagire male, insultarmi per strada. E invece niente, Siderno non è così. Vuol
dire che non è impossibile.
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