Sanremo e omosessualità. Tutte le volte che la tematica omosessuale è arrivata al festival.
UPDATE: Vladimir Luxuria è stata rilasciata. E' libera.
Rubrica: Francesco SansoneGrafica: Giovanni Trapani
Alle 20:45 di domani inizierà l’edizione 2014 del Festival della canzone
italiana in diretta da Sanremo, ma prima di scoprire le polemiche, le canzoni,
gli abiti e tutto il baraccone che immancabilmente accompagna la
manifestazione, facciamo un viaggio lungo la storia del festival per scovare
assieme quei momenti in cui l’omosessualità è arrivata all’Ariston.
Iniziamo con una canzone del 1996
portata sul palco da Federico Salvatore dal titolo Sulla porta. Un testo che racconta del coming out di un figlio alla
madre la quale non accetta la verità e la sua decisione di lasciare la casa per
andare vivere con l’uomo della sua vita tanto da dirgli che per lui, lei è
morta.
Voliamo direttamente nel 2008 e
per l’esattezza alla canzone presentata da Anna Tatangelo dal titolo Il mio amico. La canzone all’epoca fu molto
critica da una parte della comunità gay per alcune frasi fatte all’interno
del testo che ne svilivano il messaggio sociale che aveva l’intento di
trasmettere. La canzone racconta la vita dell’amico della cantante fra gli alti
e bassi causati anche da coloro che non capisco che siamo figli dello stesso Dio.
Ma se la canzone della Tatangelo
ad alcuni non è piaciuta, quella presentata l’anno successivo, il 2009, ha
fatto indignare tutti quanti. La canzona in questione è di Povia e il titolo è Luca era gay. Un testo che parla di un
ragazzo “guarito” dalla omosessualità di cui era affetto a causa di una madre
assillante e un padre assente (bah!). Questa esibizione segna l’inizio del
delirio del cantante che ormai fa più parlare di sé per le sue affermazioni
omofobe che per la sua musica.
Giusto per dirlo, non si guarisce
dall’essere gay. Al mondo ci sono gay ed etero, ma anche viziosi che fanno i
porci comodi fino a quando non si spaventano di fare una brutta fine e tornano
all’ovile sputando veleno su chi non ha problema alcuno nell’accettare la propria
natura.
Come dicevo, questa canzone ha
fatto scoppiare, giustamente, un putiferio che trova nelle parole del
superospite Roberto Benigni una risposta valida alla stupidità di chi fa
distinzione fra amore etero e amore gay. L’attore infatti lesse la bellissima De profundis, lettera d’amore che Oscar
Wilde scrisse per il suo Busie (Alfred
Bruce Douglas).
Con queste parole il tema dell’omosessualità
sparirà dal festival(salvo per un’incursione discutibile dei Soliti idioti nell’edizione del 2012)
fino all’anno scorso, quando il giovane Renzo Rubino presenta il pezzo Il postino (Baciami uomo) che parla di
un ragazzo che invoca il tocco del suo uomo e allo stesso tempo mostra la
realtà di un ragazzo gay nell’Italia di oggi.
L’anno scorso il festival di Fabio
Fazio e Luciana Littizzetto, però, ha voluto parlare del tema omosessuale anche
invitando due ragazzi, Stefano e Federico, che nei giorni precedenti avevano
realizzato un video su youtube in cui raccontavano la loro personale storia di
vita e d’amore. Il giorno dopo due politicini,
non avendo niente da fare, ne fecero una parodia omofoba; ma si sa, questo è il
Paese in cui gli uomini della politica preferiscono essere ricordati per le
loro affermazioni/azioni antigay che per il lavoro svolto nelle sedi
competenti.
Insomma questo è quanto, adesso non resta che
vedere cosa succederà in questa nuova edizione ormai alle porte.
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