Icone gay: Sicuro che quelle nostrane meritano tale denominazione?
Rubrica: Francesco Sansone
Grafica: Giovanni Trapani
Grafica: Giovanni Trapani
Da sempre accanto alla figura del
gay si accostano le icone o viceversa. Donne famose, di spessore, di carattere;
professioniste della danza, del canto, della tv e del cinema che vengono
adorate come neanche un cattolico fa con l’icona della Madonna. Basta una
storia personale difficile, un successo discografico/televisivo/cinematografico
per far dire a un omosessuale: lei è la mia icona.
Ma siamo proprio sicuri che molte
delle stars italiane che vengono definite icone, lo siano per davvero? Tutte
sono pronte a dire: “ho tanti amici gay… sono così sensibili, speciali… hanno
una marcia in più” però quando c’è da dimostrare la gratitudine(?) verso quella
parte di pubblico, per alcune l’unico pubblico rimasto, non fanno nulla. Capita
anche che alcune di queste “dive” a una certa età o fino a una certa età
rinnegano l’amore(?) che viene donato loro dai gay italiani. Per capire meglio
cosa intendo, vediamo alcuni esempi di icone che, secondo me, non meritano di
esserlo.
Iva Zanicchi: Da sempre ha detto
di stare dalla parte della comunità gay; ha pure interpretato un ruolo in tv in
cui faceva la madre di un ragazzo omosessuale eppure nella realtà fa parte del
partito di destra che è contro al riconoscimento dei diritti LGBTQ, ha detto di
pregare affinché questi uomini guariscano e ha più volte detto che l’Italia non
è ancora pronta ad accettare che i gay vivano da cittadini di seria A.
Dopotutto questo cosa dice la
comunità gay? Ma che c’entra che è un
politico di destra? L’hanno fraintesa! Diamole il pegaso d’oro.
Marcella (Bella): Un’altra donna
che da sempre s’è detta dalla parte dei gay: “Sono sensibili… hanno una marcia in più… li amo” e intanto qualche
hanno fa si è candidata in Sicilia con Il popolo della libertà.
Dopotutto
questo cosa dice la comunità gay? Ma che
c’entra se è un politico di destra?
Cristina D’Avena: Anche lei da
sempre è stata definita un’icona gay anche se fino a qualche anno fa rinnegava
questa etichetta definendosi invece un’icona per i bambini e che per questo non
avrebbe mai potuto cantare in discoteche gay. Poi la situazione della tv dei
ragazzi è cambiata e anche la sua opinione ha subito dei mutamenti e non ha più
rinnegato né l’etichetta di icona gay né l’andare a cantare in discoteche
aperte al pubblico omosessuale.
Dopotutto questo cosa dice la
comunità gay? Cri Cri, vieni a fare una
serata da noi?
Lorella Cuccarini: I gay e lei sono sempre stati sullo stesso piano, ma poi è arrivata la Rai e la cose sono cambiate. Se nella sua prima edizione di Domenica In ha continuato a tenere aperto il suo cuore al pubblico gay, con l’inizio della seconda edizione, e il cambio di rotta della trasmissione, abbiamo assistito alla sua negazione più assoluta.
Si è sentita in dovere di difendere il parere di una suora che nel suo programma ha detto peste e corna sugli omosessuali lasciando prevalere il suo lato cattolico che qualche anno prima le aveva fatto dichiarare che per lei è inconcepibile che due gay si sposassero in chiesa (ora, una volta per tutti, ai gay dello sposarsi in chiesa non frega un beneamato nulla, vogliono solo sposarsi davanti a un funzionario statale e avere i diritti che il matrimonio civile, e solo quello, da alle coppie coniugate).
Dopotutto questo come reagisce la
comunità gay? Si divide; da una parte c’è chi la rinnega, dall’altra c’è chi
dice che è stata fraintesa… ha espresso
solo la sua opinione da cattolica… cioè lei è quella de “La notte vola”!!!
Dopotutto questo come reagisce la
comunità gay? “Invitiamole!” Bah!
Raffaella Carrà: Qui il discorso
è un po' complicato. Di recente ha fatto uno scivolone facendo la distinzione fra gay –
poco prima elogiati con il solito sono sensibili… hanno una marcia in più.. bla
bla bla - e uomini, ma non è su questo che voglio soffermarmi anche perché, a volte, nemmeno gli
stessi gay sanno usare le giuste parole riguardano loro – vedi coming out e outing
- , ma su una sua reazione di qualche anno fa in cui alla domanda “Lei è una icona gay” ha tenuto a precisare che non è
un’icona gay, ma che è amata da tutti, grandi e piccini... Per carità è vero.
Ridurre un’artista a una sola etichetta è riduttivo, ma dato che ‘sti quattro gatti
ti venerano, fare la stizzita mi pare poco carino.
Dopotutto questo come reagisce la
comunità gay? “Ma Raffa è Raffa!” Bah! Al quadrato.
E come loro, ce ne sono altre che
dai loro salotti televisivi pomeridiani si vantano di esser icone dicendo
sempre le solite cose, ma quando c’è da pretendere delle scuse per i toni
usati nei confronti dei gay da alcuni ospiti in studio, tacciono o, peggio ancora,
fanno scusare chi è stato offeso per la risposta data in seguito alle porcate ricevute.
Insomma icone e iconucce che si
vantano, ma che non si sono mai degnate di partecipare a una parata o a una
manifestazione per il riconoscimento dei diritti.
Poi ci sono quelle personalità –attrici/cantanti
–che magari stanno sul cazzo ai gay, ma che si battono davvero per i loro diritti, partecipano
attivamente e che, pur meritando il titolo di icone gay, non vanno in giro a
farsi la bocca grande, preferendo lavorare senza chiamare le telecamere.
Insomma, cari amici, prima di dare dell’icona alla prima venuta,
pensiamo chi davvero merita questa etichetta. Pensiamo a chi davvero si impegna
per e con noi e non limitiamoci a quello che viene detto giusto perché fa chic.
Caro Francesco il problema infatti non sta tanto nelle c.d. icone o pseudo tali, ma nella comunità glbt che non je la fa proprio a prendere le distanze quando parole e fatti della "Raffa di turno" si traducono in un oggettivo scivolone senza se e senza ma.
RispondiEliminaIn realtà poi, volendo allargare il discorso, penso sia proprio un difetto genetico degli italiani.
Infatti è proprio questo il punto centrale del post... io certe cose non le capisco..
EliminaA presto, ^_^
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