Altri mondi: Mirko Pace - Intervista al nuovo presidente di Arcigay Palermo
Rubrica: Francesco Sansone
Grafica: Giovanni Trapani
Il protagonista odierno dell’intervista
di Altri mondi è Mirko Pace, il nuovo
presidente di Arcigay Palermo, con il
quale parleremo di lui e del suo ruolo, ma anche del prossimo pride
palermitano, che ricordo si terrà il 28 Giugno in contemporanea con
diverse città italiane, e dei progetti dell’associazione. Un’intervista che vi
consiglio di leggere fino alla fine perché dimostra la competenza e voglia di
fare nel nuovo responsabile della sede Arcigay più antica del Paese.
Mirko, sei il nuovo presidente
della sede palermitana di Arcigay. Cosa significa per te assumere la direzione
della sede più antica del Paese?
Nella foto: Mirko Pace |
Innanzi tutto è motivo di immenso
orgoglio: ho sempre provato grande ammirazione per persone come Massimo Milani
e Gino Campanella, mi sono emozionato ogni volta che hanno preso la parola in
occasioni pubbliche e presiedere quella stessa associazione che loro hanno
fondato più di trent’anni fa è un’enorme responsabilità.
Come sei arrivato ad Arcigay e
che cambiamenti hai visto nella società palermitana nel corso degli anni?
Seguivo le attività
dell’associazione da un po’ di anni, ma inizialmente da “esterno”, informandomi
sui social e facendo qualche timida comparsata agli eventi da loro organizzati.
Il momento della svolta è stato la possibilità di partecipare al Palermo Pride
del 2012, al Village di Villa Pantelleria, come volontario: lì ho avuto modo di
conoscere da vicino il movimento LGBTI palermitano e di socializzare con gli
altri volontari in un contesto di impegno politico. Inizialmente ero molto
restio a fare la tessera di Arcigay: la vedevo come l’associazione delle
migliaia di tessere fatte grazie alle saune e alle discoteche, e trampolino di
lancio per arrivisti della politica; ma toccando con mano la realtà
dell’associazione qui a Palermo ho visto ben altro: un gruppo di persone
accogliente ed entusiasta, che lavorava con generosità per offrire servizi alla
comunità. Ho deciso di tesserarmi per sostenere questo gruppo di persone e poi,
una sera, Daniela Tomasino ed Alessandro Graziano mi presero sottobraccio
dicendomi “abbiamo dei piani per te…” e facendomi la proposta di entrare nel
direttivo dell’associazione.
In questi ultimi anni la società
palermitana è diventata sempre più accogliente, la nostra città è nei fatti
molto più “LGBTI friendly” della maggior parte delle città italiane: grande
merito hanno i Pride (oltre all’assenza di gruppi fascisti e all’abitudine alla
contaminazione e al contatto con culture diverse che questa città, che ha visto
decine di differenti dominazioni nel corso della sua storia, ha ormai nel suo
DNA). Non mancano certo i casi d’intolleranza (proprio pochi giorni fa si è
verificato un grave caso di violenza transfobica) e c’è ancora tantissimo
lavoro da fare.
E a tutte le ragazze e tutti i
ragazzi che si sentono discriminat* e sol* dico: cercateci! Contattateci!
Venite ai nostri eventi! Conoscere realtà diverse dalla propria, modalità di
condivisione e di vivere le proprie relazioni inaspettate è importante: per me,
che in una fase della mia vita mi ero convinto che solo emigrando avrei potuto
vivere a pieno la mia vera identità, è stato fondamentale incontrare Arcigay.
Arrivi a questo ruolo dopo la
presidenza di Daniela Tomasino. Considerando che col suo lavoro ha saputo portare,
negli anni, Arcigay Palermo ad alti livelli, subentrare a lei ti preoccupa o ti
motiva?
Nella foto: Daniela Tomasino e Mirko Pace |
Arrivare dopo due anni di
vicepresidenza e tre di presidenza di Daniela Tomasino non è affatto semplice;
in soli cinque anni è riuscita in ciò che in molti hanno provato a fare negli ultimi
quindici anni: far rinascere Arcigay a Palermo, creare un gruppo solido, porsi
come punto di riferimento per la comunità LGBTI della città, diventare un
interlocutore credibile per le istituzioni e porre le basi per un ricambio
generazionale. Un lavoro davvero impressionante, compiuto da quel gruppo di
persone che vagheggiavano, in delle riunioni nel 2009, l’idea di riportare
Arcigay a Palermo. In tutto questo lavoro immane la figura di Daniela Tomasino
è emersa con tutto il peso della sua personalità e, soprattutto, grazie alla
sua genuina umanità. Ovviamente essere il successore di una tale persona non è
affatto semplice, ma il lavoro che mi aspetta è molto diverso rispetto a quello
compiuto negli anni passati: dare ordine all’associazione, espandere la base
associativa, “strutturarla” maggiormente e alzare l’asticella del livello del
conflitto; per questo lavoro ho la fortuna di avere Daniela dalla mia parte,
come membro del direttivo e addetto stampa.
Si avvicina anche quest’anno il
periodo dei pride. Quest’anno s’è preferito accantonare l’idea del pride
nazionale per favorire il progetto dell’onda pride, ossia concentrare tutte le
parate italiane un’unica data. Questo è il tuo primo pride da presidente e
arriva dopo quello dell’anno scorso che è stato il nazionale. Ci puoi
anticipare qualcosa sulla prossima parata del prossimo 28 giugno?
Il Pride dopo l’anno del
nazionale è sempre una grande incognita: ovviamente sarà impossibile ripetere i
numeri dell’anno scorso, ma questo non mi preoccupa affatto; mi preoccuperebbe
maggiormente se un movimento come quello palermitano non fosse capace di
proporre nuovi temi al dibattito politico locale e nazionale: così non è, e
infatti quest’anno si è deciso di dedicare il Pride al tema dell’educazione
all’affettività. Questo tema merita davvero di essere portato al centro del
dibattito del movimento, per la sua natura cruciale: è sulla formazione delle
più giovani generazioni che si deve lavorare, se si vuole realmente cambiare la
società. Il dibattito nazionale del movimento LGBTI italiano si è incartato sui
due temi del matrimonio egualitario e della legge contro l’omo-transfobia:
rivendicazioni sacrosante, ma c’è tanto altro. C’è la generale impressione che
se si ottenessero delle buone leggi su questi due temi il movimento non avrebbe
nient’altro da dire. Bisogna scongiurare ciò, ricordando che cosa siamo e,
soprattutto, che cosa eravamo: un movimento rivoluzionario di liberazione
sessuale.
Con questo spirito Arcigay Palermo, come componente del coordinamento Palermo
Pride, spingerà per rilanciare il dibattito del movimento LGBTI verso nuovi
temi.
Il coordinamento Palermo Pride ha
aderito all’Onda Pride del 28 giugno, che vedrà dieci Pride in contemporanea (Torino,
Milano, Venezia, Bologna, Perugia, Napoli, Lecce, Palermo, Catania, Alghero).
L’associazione ha deciso di eleggere Paolo Patanè come coordinatore di un
direttivo profondamente rinnovato sia nelle persone (come il sottoscritto, che
ne fa parte per la prima volta) che nelle associazioni (Famiglie Arcobaleno e
Stay Queer Stay Rebel hanno un rappresentante in direttivo): nuove idee e nuove
modalità di costruzione di un Pride, dopo l’inarrestabile cavalcata che ha
portato il Pride nazionale a Palermo a soli tre anni dal primo Pride.
Una piccola anteprima sul carro:
l’allestimento (a cura di Craftare) sarà interamente composto da materiali
riciclati, con la possibilità per tutt* di partecipare alla sua “costruzione”;
sono stati realizzati dei tutorial per permettere a chiunque di dare una mano
all’allestimento del carro: seguiteci sulle nostre pagine social per tutte le
informazioni!
Ogni anno al pride sono legate
diverse polemiche provenienti sia da persone contrarie ai diritti LGBTQ sia da persone
della comunità stessa. La più comune è quella che ne sostiene la sua poca
utilità. Tu di che avviso sei e che ti senti di rispondere a tutti coloro che,
magari senza mai avervi partecipato, dicono che il pride non serve a nulla?
Faccio mie le parole di una
compagna di Arcigay che adesso non vive più a Palermo: “a me il Pride ha
cambiato la vita!” E non sto certo esagerando: l’occasione di impegno politico
che ho avuto in occasione del Pride del 2012 ha segnato una vera svolta per la
mia vita. E fuori dal personale: ci sono persone, che vivono situazioni di
disagio in famiglia (per cui è impossibile fare coming out) che aspettano ogni
anno il Pride per essere se stesse alla luce del sole. Il Pride, tra l’altro,
ha da sempre favorito proprio i coming out in famiglia: in città si crea un
vero e proprio “clima Pride” e in questo continuo parlare dell’evento si creano
le condizioni per affrontare certi argomenti.
Proprio a ridosso dell’ultimo
Pride nazionale, il consiglio comunale di Palermo ha approvato il regolamento
per il registro delle unioni civili: altro che “non serve a nulla”!
E, per ultimo: il Pride è
un’occasione di visibilità di tutte le differenze, in un clima di inclusione.
Questa città lo ha davvero capito, come dimostrano i numeri delle
partecipazioni ai Pride palermitani.
Sempre a proposito di polemiche e
attacchi alla comunità LGBTQ, negli ultimi anni il clima di avversione è
aumentato e il numero delle vittime è salito in maniera preoccupante un po’ in
tutta Italia. Fra politici ed ecclesiastici che a ogni due per te dicono la
loro sugli omosessuali e gruppi estremisti pronti a prendere esempio da quelli
russi e francesi per difendere la “normalità”, secondo te, il Paese dove
arriverà? Si adeguerà al modello europeo oppure no?
L’Italia non potrà che adeguarsi
al modello europeo. Proprio questa consapevolezza ha portato a una
recrudescenza del fenomeno omofobo organizzato: penso alle sentinelle in piedi
(che non si sono mai viste a Palermo). Purtroppo la pessima classe politica che
governa questo paese sta facendo di tutto per rallentare e complicare un
percorso che è ormai segnato: compito del movimento è spingere affinché tutto
vada nella giusta direzione, senza dimenticare (come dicevo rispondendo a una
delle domande precedenti) che c’è tanto altro oltre il riconoscimento dei
diritti.
Parlando del quotidiano, che
progetti stai portando avanti da quando sei presidente e cosa ti piacerebbe concretizzare
al più presto?
Attualmente stiamo formando volontari
al fine di aumentare il livello di competenza della comunità. In particolare mi
sta particolarmente a cuore il progetto sulla promozione del benessere della
comunità: la promozione del benessere passa attraverso una migliore conoscenza e
consapevolezza della propria identità e del proprio corpo, delle varie pratiche
sessuali e dei rischi a essi collegati. Solo aumentando la consapevolezza su
questi temi, si potrà fare prevenzione delle MST in modo realmente efficace.
Per concludere, spesso, mi capita
di raccogliere le lamentele dei giovani nei confronti delle associazioni
accusate di essere distanti e difficilmente raggiungibili, soprattutto se si è
della provincia. Che cosa ti senti di rispondere a questi ragazzi e come li
convinceresti a venirvi a trovare?
Vorrei poter dire che Arcigay
Palermo organizzerà iniziative in tutti i comuni della provincia, ma direi
qualcosa che non rientra nelle possibilità concrete della nostra associazione.
Da due anni però organizziamo degli eventi a Piana degli Albanesi, li abbiamo
organizzati e torneremo al più presto a Bagheria, siamo stati in una scuola a
Castelbuono e ci stiamo muovendo per organizzare degli incontri nel trapanese e
nell’agrigentino.
Arcigay Palermo, grazie alla
nuova sede messa a disposizione da Amnesty Sicilia (che non finiremo mai di
ringraziare), organizza corsi di formazione e seminari di approfondimento per i
suoi volontari, oltre a offrire occasioni di socialità in uno “spazio protetto”;
insomma: occasioni di crescita e socialità. Purtroppo finora non siamo riusciti
a strutturare un calendario fisso di eventi (è uno dei nostri obiettivi), per
cui il consiglio è di seguire le pagine social e il blog per tenersi aggiornat*
sulle attività proposte.
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