Ecco perché credo nell'importanza del gay pride
Rubrica: Francesco Sansone
Grafica: Giovanni Trapani
Grafica: Giovanni Trapani
Per questo ultimo appuntamento
prima della pausa estiva (Il mio mondo
espanso tornerà a settembre) voglio parlarvi del perché credo nell’importanza
del gay pride. Adesso direte: “ancora? Non fai che parlarne da settimane.” E
avete ragione. Ogni anno dedico a questo evento molto spazio lasciando parlare
coloro che ne curano la costruzione, ma oggi voglio parlarvene in modo del
tutto personale. Non come Francesco Sansone blogger e scrittore, ma come
ragazzo gay italiano che non rappresenta altro che se stesso. Per farlo voglio
partire da una data: 19 giugno 2010.
Era un sabato pomeriggio quando
per la prima volte nella mia città, Palermo, si riversarono migliaia di persone
percorrendo le strade con l’intento di dimostrare che anche nel capoluogo
siciliano i gay c’erano e volevano che i propri diritti venissero riconosciuti.
Non potete immaginare l’emozione che ho provato nel ritrovarmi lì in mezzo con
Giovanni (il mio compagno per chi non lo sapesse), i miei amici, persone
sconosciute (sia LGBTQ sia etero) che camminavano per sostenere lo stesso
scopo.
L’emozione, tuttavia, non si fermava
a quello, non di certo. C’era altro. Per chi come me è cresciuto in una terra del
sud che il più delle volte arriva alle cronache nazionali per motivi legati
alla criminalità, alla mafia, alla delinquenza, quel giorno non ha potuto non
avvertire un senso di rivalsa e non solo verso coloro che vogliono queste terre
aride e mietitrici di morte, ma anche nei riguardi di chi vuole portare avanti
un’immagine che ci vuole gelosi, chiusi, ignoranti.
Quel giorno Palermo e i
palermitani hanno dimostrato un’altra faccia, quella faccia che, però, è la parte
maggiore della città e che è costituita da scadenze da pagare, dalle preoccupazioni
su come arrivare a fine mese, dagli amori e dalla voglia di riscatto da un
cliché che ancora l’annienta e la nasconde.
Essere lì, quindi, era un segnale
di cambiamento da parte di tutti e il fatto che, dopo solo tre anni, la mia
città d’origine è stata scelta per ospitare l’ultimo pride nazionale, è la
dimostrazione che quell’atmosfera è arrivata molto più in là di quanto si
pensasse.
A parte questo aspetto del tutto
personale e legato alla mia storia di palermitano, il gay pride ha davvero un’ importanza
che se non lo si vive è difficile da capire. Solo calpestando metri e metri di
asfalto si può capire e vedere che un
pride non è solo gay con le ali, trans con le tette di fuori o lesbiche con la
birra in mano, ma è una varietà di colori, di persone, di gusti sessuali, di
idee e di storie che per un pomeriggio si fondono per lanciare un messaggio
chiaro e forte anche per quei LGBTQ, nascosti e non, che criticano e non
partecipano a niente se non a ronde sessuali nel cuore della notte.
Per carità ognuno può fare ciò
che vuole, ma è anche vero che se si critica chi partecipa alla parata, non ci
si può limitare a chiudersi nelle saune per affermare la propria omosessualità;
se uno critica e dice che il pride è una pagliacciata, dovrebbe metterci la
faccia in un altro modo e dimostrare che essere omosessuale non significa
metterlo o prenderlo in più orifizi possibili.
È vero, forse, il pride non è la
soluzione, ma anni di storia mondiale hanno dimostrato come altri Paesi, proprio
in questo modo, hanno dato via alle discussioni che hanno generato leggi,
diritti e tutele, e se in Italia le cose non cambiano non è certo colpa di una
parata, ma di quella gente che invece di guidarla e garantire pari diritti e pari
dignità a tutti i cittadini, si attacca alle immagini televisive (che rappresentano
solo una parte di ciò che è un gay pride) per portare avanti la propria
avversione nel riconoscere altre realtà a quella che attualmente è
definita normale.
Quest’anno, per motivi del tutto
casuali, sarò a Palermo in concomitanza del 28 giugno e confesso che ne sono
felice perché, come fu nel 2010, anche quella di quest’anno è una data destinata
a entrare nella nostra storia e fortunatamente, anche questa volta, potrò dire:
io c’ero.
Magari un giorno non ci sarà più
bisogno di scendere in piazza, ma adesso bisogna farlo. Noi che abbiamo trovato
la nostra strada, dobbiamo farlo per chi ancora la sta cercando e per evitare
che i ragazzi di domani debbano crescere in un’Italia che non fornisce loro tutele.
Solo tutti insieme possiamo ottenere qualcosa. Ecco, questo è il motivo per cui
credo nell’importanza del pride; al di là dei colori, dei corpi, dei lustrini e
di tutto ciò su cui ci si vuole attaccare per sminuirlo, il pride è la
dimostrazione che per un giorno la paura e la vergogna svaniscono soppiantate
dalla volontà di ottenere ciò che ogni essere umano dovrebbe avere: i propri diritti.
Ciao e buon pride e buone vacanze a tutti.
Francesco
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