Numero Zero9

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Se questi sono gli etero, i gay chi sono?

Frase che ho detto a Giovy dopo che un tizio, che aspettava che la ragazza uscisse dal camerino di un negozio,  lo aveva fissato tutto il tempo con sguardo da civetta.
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Un nuovo mondo - Dodicesima e Tredicesima Puntata

Doppio appuntamento questa settimana, ormai l'estate si avvicina e le vacanze incombono e dato che non voglio lasciarvi col fiato sospeso per tutta l'estate, o mi sbrigo a pubblicare o mi sbrigo. Cmq apro ufficialmente il sondaggio per permettervi di dire la vostra su come dovrebbe continuare la storia la prossima settimana. Ciao
Francesco Sansone

Dodicesima Puntata



Benché Massimo avesse deciso di staccarsi da noi, io, più di Andrea, forse, non riuscivo ad accettare questa situazione. Ci stavo male, in fondo con lui avevo diviso diversi anni della mia vita. Avevamo condiviso tante di quelle esperienze che nel bene e nel male ci avevano uniti. Più volte cercai di parlagli, ma Massimo si defilava sempre con una scusa qualsiasi e raggiungeva Giulia e i suoi amici.



Giulia non mi è mai stata particolarmente simpatica sin dai primi giorni in cui la vedevo insieme a Massimo. I due si erano conosciuti per caso a scuola. Io, Andrea e Massimo stavamo camminando per i corridori della scuola per raggiungere la palestra, quando questa ragazza alta, con gli occhi castani i capelli neri e lisci, si avvicinò a noi per chiederci una sigaretta.


- Certo – gli disse subito Massimo e prendendo il pacchetto di Marlboro dalla borsa, gliene passò una.


- Che gentiluomo che sei … fossero tutti come te i ragazzi.


- Beh se tutti fossero come me, io non ti potrei stupire, non credi?


- Su questo hai ragione. Allora stupiscimi anche la prossima volta in cui ci beccheremo.


Da quel momento Massimo non fece altro che parlare di lei. Non sapeva neppure il suo nome, eppure diceva di essersene innamorato perdutamente. Scoprì il suo nome solo una settimana dopo. I due si incontrarono al bar della scuola poco prima che iniziassero le lezioni. Lei era davanti al bancone che sorseggiava il suo caffè macchiato, mentre Massimo, arrivando, ordinò un caffè lungo.


- Dormito poco? – le chiese lei


- Cosa? - risposte ancora intontito lui
- Dicevo, hai dormito poco?


- No, veramente…


- Pensavo che avessi bisogno di un caffè lungo per svegliarti.


- No, no. Dato che non potrò uscire dalla classe prima delle undici, faccio la scorta di caffeina adesso.


- Capisco. Comunque io sono Giulia.


- Massimo


- Sì lo so.


- Cosa?


- Ho detto che so come ti chiami. Ä– da un po’ che ti osservo. Sei davvero un bel tipo, sai?


- A – Anche tu – rispose il mio amico un po’ imbarazzato.


- Non ti avrò mica fatto vergognare?


- No… Che dici?


- Sarà… Comunque se non hai di meglio da fare, magari ci possiamo incontrare qui durante la ricreazione… vorrei sapere qualcosa di più di te. Anche se …
- Anche se?


- Credo di sapere già molto. – E dicendolo, gli diede un bacio sulla guancia e se ne andò.


Quando io e Andrea arrivammo, Massimo non smise un solo minuto di parlare di lei e di raccontandoci tutto quello che gli era appena accaduto. Affermò, ancora una volta, di esserne innamorato.





Durante la ricreazione si videro e fissarono un appuntamento per la sera stessa, durante il quale scoparono come due maiali (parole di Massimo) nella casa estiva della ragazza a pochi metri fuori dalla città. Da quel giorno Massimo era sempre più distante e la cosa infastidiva più Andrea che me. Io non ci facevo caso. Ero contento per il mio amico. Col tempo notai che quella ragazza aveva un effetto negativo su Massimo. Quasi ogni sera uscivano e ogni volta fumavano e bevevano la qualsiasi. Quando i miei non c’erano, lui spuntava da me a tarda notte, perché, cotto come una pera, non poteva rientrare a casa. Quando poi il giorno seguente ne parlavamo con Andrea, notavo in quest’ultimo un certo fastidio, che non capivo, e da lì i rapporti fra i due iniziarono a peggiorare per poi finire come sappiamo.





Come dicevo io ci stavo male per questa situazione, però, quando credevo di avere perso ogni tipo di speranza per recuperare questo rapporto, una sera in cui io e Andrea eravamo a casa mia da soli, per uno dei nostri week – end, vedemmo spuntare Massimo alla  parta di casa, agitato come non lo avevo mai visto prima.


Continua …


Tredicesima Puntata

Quel fine settimana i miei erano andati con degli amici in un casale in montagna e mi avevano lasciato a casa da solo già dal venerdì pomeriggio e così Andrea con a seguito la sua borsa, si piazzò a casa sin dalle sette. Lasciò i vestiti sul letto e andammo in palestra.

Quando tornammo, ci infilammo nella doccia assieme. Iniziammo a lavarci ma anche a baciarci.

Usciti dalla doccia, ci mettemmo a mangiare e a guardare un po’ la tv. Verso le dieci ci buttammo sul divano e riprendemmo quello iniziato nella doccia. Mi fece sdraiare sui cuscini del divano e si mise su di me e mentre mi baciava, sentivo il suo membro aumentare sempre più. Distaccò le sue labbra dalle mie per scendere giù, fino a quando non ebbe la sua testa fra le mie cosce. Io lo fissavo dall’alto e vederlo così intenso nel recarmi piacere, mi rendeva più che mai felice. Cambiammo posizione e adesso entrambi avevamo il membro dell’altro in bocca. Erano attimi di passione forte ma allo stesso tempo dolce. Mi fissò e mi disse di possederlo e così fu. Entrai in lui con non poche difficoltà, ma quando fui in lui la passione si riaccese. Si muoveva con un ritmo unico, quasi fosse in un’altra dimensione. Quando gli sussurrai di arrivare, lui si mosse ancora più velocemente e così il mio seme entro in lui che per il piacere aveva alzato il capo verso l’alto. Gli dissi che volevo essere posseduto anch’io e così lui si sedette sul divano e tirandomi a se’, entrò in me e ci fu di nuovo quel ritmo. Quando anche lui venne, ci buttammo sul pavimento, nudi come eravamo e ci addormentammo, mentre in tv un’annunciatrice fuori dal comune, presentava il prossimo ospite della serata.

Quando il sabato mi svegliai, Andrea era già sveglio. Sentivo rumore in cucina. Stava preparando la colazione, mi alzai e lo raggiunsi. Era ancora nudo e sentondomi arrivare, si girò e avvicinandosi, appoggiò le braccia sul mio collo e baciandomi mi disse buongiorno.

- Come hai dormito? – Mi chiese subito dopo.

- Bene, tu?

- Benissimo.

- Ecco! La colazione è pronta. Che facciamo oggi?

- Ma … non so. Tu hai qualche idea?

- Non so. TI va di andare in spiaggia? C’è una bella giornata. Potremmo prendere un panino e mangiare lì e se il vento non è troppo freddo, potremo pure prendere un po’ di sole. – Anche se era aprile, già da un paio di giorni il termometro della temperatura, segnava 24 gradi.

- Ci sto! – dissi masticando un pezzo del cornetto che avevo preso mentre Andrea parlava.

Verso le dodici scendemmo da casa e in meno di mezz’ora eravamo già sulla spiaggia. Con nostro poco stupore, vedemmo che era piena. Molti ragazzi avevano avuto la nostra stessa idea e quindi c’erano gruppetti vari di liceali, ma anche ragazzini delle medie che fra partite a calcio, urla e gavettoni, se la spassavano. Stendemmo i teli e in pochi minuti fummo a petto nudo a prendere il sole. Qualche minuto dopo vennero due ragazzi, una ragazza e un ragazzo visibilmente gay, a chiederci se avessimo una cartina. Benché Andrea non cammini mai senza la sua scorta in tasca, rispose di no, ma questi due iniziarono a parlare e il ragazzo a fissarmi. Andrea si accorse di tutto ciò e disse loro, con tono scontroso, di girare a largo.

- Ma come ti permetti di parlarci così – disse la ragazza

- Sei ancora qua? - rintronò Andrea

- Senti bello, cerca di calmarti. Ma sei pazzo. – disse il ragazzo

- No! Ma potrei diventarlo se non ve ne andate a fanculo. E poi tu che cazzo hai da guardare? Non c’è carne per te, quindi vai al diavolo.

- Ma guarda questo. Andiamocene va. – disse il ragazzo rivolgendosi alla sua amica.

Quando andarono via, Andrea si girò verso me e mi disse di andarcene.

- Ma perché? Dai calmati

- Non mi va che altri ti fissino nella stessa maniera in cui ti ha fissato quello là.

- Ma dai … Sei geloso? Io manco ci avevo fatto caso.

- Sì, sono geloso e ci ho fatto caso.

Mi fissava e io lo fissavo e alla fine scoppiammo a ridere.

- Dai Andrea, ma lo hai sentito come parlava? – e iniziai a fargli il verso.

Restammo in spiaggia fino alle cinque. Tornati a casa, ci sedemmo sul divano e in pochi minuti ci addormentammo come delle pere cotte. Ci svegliammo verso le nove e mezza e poco dopo vedemmo spuntare Massimo in quelle condizioni.


Continua …
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Numero Zero8

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Preferisco stancarmi che annoiarmi

Frase che dico a tutti coloro che mi chiedono come riesco a svolgere tutto quello che faccio durante la giornata.
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Numero Zero7

Con questo nuovo numero, inserisco una novità che consiste nel porre una domanda in merito alla frase per alimentare un forum fra noi. Nella speranza che la cosa vi interessi vi saluto.
Alla prossima
Francesco Sansone


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Si può morire per amore? Si può impazziere per amore?

Frase detta da Maria, protagonista di "Storia di una capinera"di G.Verga, nella versione cinematografica di F. Zeffirelli


E voi che pensate? Si può morire o impazzire per il sentimento che più di tutti ci destabilizza?
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Nemero Zero6



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Se mi vuoi bene regalami un libro



Frase usata come slogan per la prima giornata nazionale per la promozione della cultura.
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Numero Zero5

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"Amo molto Steven e se la gente
non mi dovesse dare la possibilità di amarlo
e di vivere liberamente con lui,  
allora è meglio che io muoia qui in carcere.
La libertà senza di lui non ha significato”.



Frase detta poco prima della condanna a 14 anni di carcere da Tiwonge Monjenza  al suo fidanzato Steven Chimbalanga,  colpevoli  di essere onesti cittadini gay del Malawi.

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Markette con la K 2

 Questa marketta con la k è un invito a leggere un giornale on line che  seguo particolarmente (anche perché ci scrivo sopra) e che mi regala grandi soddisfazioni. Gli articoli che trovate sono i più svariati (molti di questi sono dedicate alle questioni della comunità glbt) dando vita a una vera informazione alternativa. Quindi se volete giornalisticamente.it vi aspetta.
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Un nuovo mondo - Undicesima Puntata

Introduzione al secondo ciclo

Con questa undicesima puntata si apre un nuovo ciclo della vita dei nostri protagonisti e, mai come in questo caso, questo racconto diventerà interrativo. Infatti, sin dalla prossima puntata, aprirò un sondaggio in cui chiederò a voi di esprimere la vostra opinione su come continuare  la storia, in modo tale che il racconto segua un po'  i desideri di tutti voi. Nella speranza che questa iniziativa possa piacervi, vi lascio alla undicesima puntata di "Un nuovo mondo". A presto
Francesco Sansone




Un mese dopo



Passarono circa trenta giorni da quando io e Andrea ci dicemmo quelle parole, da quel momento abbiamo vissuto in una maniera del tutto diversa. Lui non aveva più quello sguardo secco, quasi spento, con cui l’avevo conosciuto. Era sereno. Con me, poi, era davvero unico. Mi faceva sentire la persona più importante di questo mondo e ogni momento era buono per dirmi che mi amava e per dimostrarmelo. Tuttavia questa serenità svanì a causa di un episodio che sconvolse ancora una volta il mio nuovo mondo.


Ancora non avevamo detto a nessuno di noi, neppure a Massimo che col tempo si allontanò sempre più fino ad smettere di frequentarci del tutto. L’unica occasione in cui ci vedevamo era durante l’orario di scuola, dato che lasciò pure la squadra per stare  con Giulia e il suo gruppo di amici. Non ci fu un vero e proprio litigio fra di noi. Nonostante quella sera mi avesse inviato quel sms, il giorno dopo, quando mi vide assieme ad Andrea, fece una smorfia e tirò dritto. In classe a stento ci disse ciao, così come agli allenamenti. Questo suo atteggiamento durò ancora due giorni. Decisi così di fermalo e parlagli.



- Massimo … Ti fermi un minuto ? Vorrei parlarti se non ti spiace.



- Dimmi, fai presto che ho fretta.



- Mi spieghi perché ti comporti così? Credevo di avere risolto tutti i problemi fra di noi.


- Anch’io, ma quando l’altro giorno ti ho visto con Andrea, ho capito che ti importava di più chiarire con lui che con me. Quindi facendo due conti, ho capito che per me non c’è più spazio nelle vostre vite e pertanto mi faccio da parte. E poi con gli amici di Giulia mi trovo bene, anzi anche meglio, non avverto quella sensazione di circolo chiuso che respiravo con voi. Credo che ormai fra me e voi non ci siano più punti in comune. Ora vado, anche perché devo parlare con il mister.


- Col mister? E perché?


- Ho deciso di lasciare la squadra, mi sono scocciato. Ormai non ho più tempo libero fra scuola, allenamenti e partite. Voglio divertirmi un po’ con Giulia senza altri pensieri.


- Ma …


- Adesso vado.



Restai di sasso e fissavo Massimo andare lontano da me, quando sentii la mano di Andrea appoggiarsi sulla spalla.


- Che ti ha detto?


- Lascia la squadra.


- Cosa?


- Già.



Il giorno dopo quando entrammo in classe lo vedemmo seduto in un altro banco. Non gli chiesi il perché, anche perché non avrebbe avuto senso considerando le parole del giorno prima. Quel gesto segnò definitivamente la rottura della nostra amicizia, anche se le nostre strade non erano ancora destinate a dividersi definitivamente.


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Numero Zero4

Questo è un Numero Zero un po' diverso. Riporto  tre frasi espresse nello stessa discussione. Alla prossima!!!


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" Io non ho niente contro Fra' solo non mi piace come è diventato. Io mi sono evoluta e lui no"

Frase detta da una donna evoluta alle spalle di Fra' durante numerse telefonate e uscite con persone di tutti i tipi, ma che nn erano Fra'



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" Ma se non hai niente contro di me, perché mi sparli per tutta Palermo e dintorni e non parli con me?"

Frase detta da Fra' a quella donna evoluta al telefono con una lei in evidente imbarazzo e vigliaccheria




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"Percepire uno stipendio non da la maturità!"

Frase scritta su msn da Giovy a quella donna evoluta che ormai era arrivata ad aggraparsi alle pareti lisce pur di sopravvivere a quella circostanza.
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Numero Zero3



Avevo fame di lui, avevo fame del suo organo virile.




Frase usata da un mio amico per raccontare il suo incontro tanto atteso con la vita e con l'amore carnale.
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Numero Zero2



"Più dolce di cento puttane, più maschio di cento stalloni"







tratta dal film "ALTROMONDO". Un anziano rimpensa al suo amore giovanile avuto con un suo amico
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Nemero Zero1

Ecco una di quelle frasi di cui vado fiero. Alla prossima.


"Di giorno siamo tutti puritani e di notte tutti puttane"


frase da me pronunciata durante il viaggio bologna-salerno, parlando con un ragazzo, che ci aveva da poco provato con Giovy, cercando di entrare nel bagno occupato da lui
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Numero zero

Prologo

Tempo fa, su un altro blog, avevo iniziato un progetto che consisteva nel riportare frasi celebri e non che in qualche modo mi avevano colpito. L'idea mi piaceva molto e continua a piacermi, anche se ad un certo punto ho interroto questa "rubrica". Ora, però, voglio riprenderla qua e voglio iniziare riproponendo poprio la prima frase che ho riportato anche nel blog.  Beh ora non mi perdo più in chiacchere e vi lascio alla prima frase. Alla prossima.
Francesco Sansone


Numero Zero




"Siamo figli dell'ipocrisia. Pur di non stare soli, usciamo con chi sparliamo e giudichiamo"



Frase scitta in un muro della città
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Un nuovo mondo - Decima Puntata


- Io … Io … Ancora queste parole iniziate e mai finite. Dimmi quello che provi, dimmi quello che senti.

- Hai ragione. Non ho mai avuto problemi a parlare con te e non posso iniziare adesso, che ho capito che quello che sento per te è amore. Ma non un amore fraterno, io ti amo come un uomo ama una donna, come uno di quei ragazzi che amano ragazzi. – Detto questo si alzò e venne verso di me. – Fabrizio io ti amo. – e appoggiò le sue labbra sulle mie, ma lo spinsi indietro. Lui mi guardò con aria stupita e un po’ impaurita.

- Non puoi uscirtene così, dirmi ti amo e baciarmi. Prima voglio sapere perché ieri te ne sei andato via.

- Cazzo Fabrizio. Ma è possibile che ogni volta pretendi delle spiegazioni? Me ne sono andato perché avevo paura di aver rovinato tutto, di aver perso tutto quello che con te ho trovato. L’affetto di due genitori, l’affetto tuo. Già ho vissuto l’abbandono, e non volevo viverlo di nuovo per colpa mia.

- Che cosa stai dicendo, come avrei potuto?

- Dico quello che so. Sai che mio padre se ne è andato quando avevo 13 anni, o meglio era l’estate in cui stavo per compierne 14, insomma prima di iniziare le superiori. Come sai anche prima non è che fosse stato un modello di genitore, pensava solo a cornificare mia madre che intanto si consolava con l’alcool. Quando un pomeriggio rientrò, trionfante come sempre da una sveltina in qualche posto con una qualsiasi figa, mi beccò a farmi una sega guardando un video porno gay. Quello che è successo non puoi immaginarlo. Mi urlò la qualsiasi, mi maledì e dopo avermi preso a pugni, fece la valigia e andò via. Insomma cercava la scusa per andarsene e io gliel’ho data una valida. Mia madre da quel giorno mi reputò il responsabile della sua infelicità, come se anche lei volesse darmi la colpa per un matrimonio sbagliato sin dall’inizio. Col tempo però le cose tra noi si sono sistemate, adesso è contenta che grazie a me quel porco se n’è andato e la nostra convivenza è più che pacifica. Quando noi ci siamo conosciuti io ti dissi solo che i miei si erano separati senza dirti il perché e il come. Col passare del tempo ho capito che quello che provavo per te era frutto della mia natura, era amore, ma avevo paura di dirti la verità perché avevo paura di soffrire e così ho iniziato a "testare" se potessi ricambiare quel sentimento che io nutrivo per te. E così prima iniziai con le seghe e poi, impaziente di aspettare ancora, ho fatto tutto quello che da 4 anni sognavo ogni sera. Quando la mattina mi misi a cucinare iniziai a pensare tante cose e più pensavo e più avevo paura e quando tu mi hai detto di parlare ho immediatamente pensato che volessi dirmi cose del tipo “io non sono così” o “è stato uno sbaglio” e così ho anticipato il tutto e ti ho detto di non pensarci e me ne sono andato. Chiusa la porta non sapevo se esser felice o no. Felice perché finalmente ti avevo amato come ho sempre voluto, triste perché pensavo che quella felicità sarebbe stata solo passeggera, come tutto nella mia vita. Ecco ora sai tutto. Io ti amo, io ti ho sempre amato.

- Perché non mi hai mai detto nulla? Io avrei capito, io avrei …

- No, all’epoca non avresti capito. In quel periodo avevi più bisogno di un amico con cui fare tutte quelle cose che avresti voluto fare con un fratello. Se sono arrivato a fare tutto solo adesso è perché io vedevo che qualcosa in te stava cambiando.

- Avevi capito tutto?

- Sì! Io c’ero già passato e quindi per me era chiaro cosa fosse quel tuo turbamento, ma non potevo dirti nulla, dovevi arrivarci da solo. – Quando mi disse questo, restai in silenzio, immobile di fronte a lui. Allungò la mano, mi prese il mento e tirandomi su il viso, mi fissò negli occhi e mi disse – Ti amo. –

- Ti amo pure io, Andrea.

E di nuove le nostre bocche presero a baciarsi. Ci staccammo solo perché la luce di un’auto ci abbaiò. Guardammo l’orologio e vedemmo che era l’ora di ritornare a casa. Salimmo nello scuter. Sotto casa squillò il telefono. Era mio padre che mi chiedeva dove fossi e rispondendogli che eravamo giù, mi disse di salire e di far salire pure Andrea.

- Allora pace fatta? – Chiesero i miei, impazienti di sapere cosa fosse andata quella chiacchierata.

- Ah sì tutto a posto, come prima, più di prima. – rispose Andrea guardandomi dolcemente.

- Che bello! – disse mia madre. – Andrea ascolta ti va di restare a dormire qui? Così almeno parlate ancora un po’, in certi casi non si possono sospendere certe discussioni. Se vuoi chiamo tua madre e glielo comunico.

- Ok, se non è un disturbo.

- Ma quale disturbo. – e così andò a chiamare.

- Ragazzi alla vostra età è normale litigare, si cresce e si cambia. L’importante è però trovare se stessi. – Io e Andrea sentendo quelle parole ci guardammo negli occhi con sguardo complice. – Dai, è ora di andare a letto! Ormai sto invecchiando e non posso fare le ore piccole – e ci strizzò l’occhio e lasciò la stanza, mentre mia madre, bloccandolo alla porta, gli appoggiò la mano sulla schiena.

- Andrea ho parlato con tua madre. Tutto a posto. Ti manda un bacio e ti augura la buona notte. Bene mio macho men, possiamo andare a letto. - Disse mi madre, tirando per un braccio mio padre.

- Sì donna bionica, andiamo. – e solleticandosi a vicenda andarono in camera.

- Io amo i tuoi genitori.

- Non ti sembra che inizi ad amare un po’ troppo componenti di questa famiglia?

- Che scemo che sei. Dai andiamo a letto mio macho men. – E mettendomi un braccio sulla spalla andammo. – Non provare però a chiamarmi donna bionica, eh? – e scoppiamo a ridere.

Tutto sembrava risolto, ma ancora non sapevo quello che sarebbe successo da lì a poco e che avrebbe sconvolto ancora una volta il mio nuovo mondo.


Continua …
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Un nuovo mondo - Nona Puntata

N.B. La decima e decisiva puntata vi aspetta mercoledì.

Nona Puntata


- Se me ne sono andato in quella maniera è perché non sapevo che dire. Per la prima volta da quando ti conosco, mi sentivo in imbarazzo con te. Quello che è successo ha cambiato le cose, ha cambiato noi.


- Appunto per questo avrei voluto parlare con te con la stessa semplicità di sempre, con la stessa semplicità in cui ci siamo… avvicinati. – Stavo per dire amati, ma poi improvvisamente mi sono sentito quasi impaurito da quella parola e così, dopo tre secondi di silenzio, cambiai parola.


- Lo so hai ragione, ma non è stato facile per me


- E credi che per me lo sia stato? Cosa credi che è una cosa che faccio tutti i giorni? Anche io ero spaventato. Sono spaventato. Da un momento all’altro si è aperto in me un nuovo mondo che mai avrei immaginato potesse accadere e mentre assaporavo i primi odori di tutto ciò, con una felicità in corpo che non ho mai provato, tu mi hai buttato in un baratro fatto di dubbi e paure. In più, dopo essertene andato, non ti sei fatto vivo per tutto il resto del giorno e oggi quando ci siamo visti eri lì, impassibile come sempre, pronto a negare tutto, pronto a rinnegare me.


- Non ho mai rinnegato te.


- No! Lo hai fatto, lo hai fatto! – dissi alzando la voce e alzandomi in piedi, posizionandomi di fronte a lui con il viso in fiamme e gli occhi lucidi. – Ho passato tutto il pomeriggio di ieri e tutto oggi a pensare che fossi stato io a farti fare quelle cose e che ritenendomi il colpevole, non mi avresti più parlato.


- No, ma che dici?


- La verità. Ti racconto io la mia verità adesso. Negli ultimi periodi in me è cresciuta una confusione. Non capivo cosa fosse, ti guardavo con occhi diversi e pensavo che fosse sbagliato, ma allo stesso tempo avvertivo che pure in te ci fosse qualcosa di diverso dal solito, ma tu con il tuo solito modo di fare, prima mi facevi credere questo e poi mi facevi tornare sui miei passi e a credere che stessi fraintendendo tutto. Anche quella volta in cui ci masturbammo con Massimo e noi venimmo assieme. Quando hai raggiunto l’orgasmo e mi hai schizzando, mi hai sorriso e il tuo sguardo non era quello di sempre, aveva una malizia, una complicità diversa, ma poi tutto finì e tu sei tornato quello di sempre, mentre io mi dicevo di non fraintendere tutto. E quando poi è successo quello che sai, ero felice, perché finalmente avevo capito che non avevo mai frainteso nulla. Una felicità che mi ha spinto a dirti senza rendermene conto ti amo mentre ti eri riaddormentato. Ma poi te ne sei andato via e in me è tornata la paura, e ora tu mi vieni a dire che non mi hai rinnegato? Che non mi hai mai usato? Che non volevi? Be’ invece lo hai fatto. – Dissi tutto d'un fiato, mentre il mio volto era sempre più rosso e il cuore mi batteva forte. Avevo rivelato ad Andrea tutta una serie di cose che mai prima avevo detto a nessuno, nemmeno a me. Restai a guardarlo. Lui era rimasto seduto con il capo chino verso il pavimento. Non disse nulla. Decisi di accendere una sigaretta e, girandomi di spalle, mi indirizzai verso la porta e tra un tiro e l’altro fissavo l’orizzonte. - Poi mi spieghi tutti quei io ti… interrotti cosa significavano? Ben due volte stavi per dire qualcosa, ma in entrambe le occasioni ti sei fermato. Ora ti chiedo di dimmi cosa volevi dire, me lo devi. – Gettai la sigaretta e mi rigirai verso lui. Mi piegai sulle ginocchia e con la mano gli alzai la testa, facendo modo che il suo sguardo si scontrasse con il mio. – Forza parla! – Mentre lo dicevo vidi per la prima volta il viso di Andrea segnato dalle lacrime.


- Fabrizio io … io …


Continua …




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Un nuovo mondo - Ottava Puntata

Nelle puntate precedenti


Fabrizio è un ragazzo di 17 anni che passa le sue giornate fra gli allenamenti di pallavolo, la palestra e la compagnia dei suoi migliori amici Andrea e Massimo, ma nell’ultimo periodo le cose fra i tre amici si sono un po’ complicate. Massimo da quando scopa con una ragazza, si è un po’ allontanato, preferendo la compagnia femminile a quella dei due amici, mentre fra Fabrizio e Andrea è successo qualcosa che ha cambiato il loro rapporto e ha aperto a Fabrizio un nuovo mondo. I due amici una sera, dopo un litigio con Massimo, infatti, finiscono a letto assieme, ma quando il giorno dopo Fabrizio chiede ad Andrea di parlare di quello che è successo, questi lascia la casa senza rispondere. Il giorno dopo i tre ragazzi litigano nuovamente, ma mentre Massimo si scusa con Fabrizio tramite un sms, Andrea piomba a casa del ragazzo dopo cena, chiedendogli di seguirlo. Arrivati in un vecchio capannone, Andrea si confida all’amico, confessandogli quello che non ha mai detto prima.


- Comunque credo sia arrivato il momento di dirti perché mi sia comportato così con te in questi ultimi giorni.


- Lo credo pure io.





Ottava puntata


Dopo quelle parole, cadde nuovamente il silenzio. Vedevo Andrea giocare con le chiavi dello scuter, cercava forse di trovare le parole da dire o semplicemente aspettava la scintilla per iniziare a parlare.


- Allora? Forza, dimmi tutto – gli dissi curioso di sentire quella verità


- Sì, hai ragione. Bene! Devi sapere che quando ci siamo incontrati la prima volta, o forse è meglio dire quando ci siamo scontrati, sono rimasto meravigliato da te. Non mi era mai capitato prima, ma vedendoti non potei non fare a meno di diventare tuo amico. Non sapevo come fare, ma è successo così naturalmente che non sapevo spiegarmi come fosse possibile. Come sai non sono molto socievole. Se Massimo non si fosse trovato dove stava quel giorno, non avrei mai e poi mai cercato di conoscerlo.


- Mi vuoi dire adesso che di Massimo non te ne frega nulla?


Non sto dicendo questo! Sto dicendo che quando l’ho visto non ho avvertito quella cosa che ho avuto con te. E anche adesso, c’è o non c’è, non mi cambia molto. Oggi dopo che te ne sei andato, l’ho lasciato in asso dicendogli che con lui ho chiuso.


- Come avete chiuso?


- Sì, non mi importa e ti confesso che l’entrata di quella tipa mi ha solo fatto piacere, almeno si toglie dalle palle.


- Se è così, perché l’altra sera ti ci sei incazzato quando se ne andato via?


- Perché come ti ho già detto, non sopporto che ti si usi solo per i propri porci comodi.


- Se dobbiamo dirla tutta …


- Su, che vuoi dire?


- Mi hai usato pure tu


- Ti sbagli non è così e non lo è mai stato.


- Allora perché ti sei comportato in quella maniera, facendomi sentire una merda?


- Scusa, non volevo ti sentissi così.


- Ma lo hai fatto!


- Se me ne sono andato via in quella maniera è perché …


Continua …


(Prossima Puntata Giovedì)
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